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Il leader Fiom lancia la Coalizione sociale: “Basta slide, Renzi peggio di Berlusconi”

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Salvatore Cannavò

A TANTA FIOM non ha corrisposto un’adeguata presenza di soggetti e movimenti che dovrebbero comporre la “coalizione sociale” proposta da Landini. Hanno parlato gli agricoltori del Tavolo verde, i precari della scuola, gli studenti, i movimenti per la casa, è stato letto un intervento di Gustavo Zagrebelsky, solo un disguido ha impedito di ascoltare la voce di Gino Strada dalla Sierra Leone. Ma la giornata è stata della Fiom: “Lo avevamo detto che non ci saremmo fermati” dice Landini “ecco perché siamo qui, la coalizione è ancora una proposta e va tutta costruita”. A descrivere il progetto, però, quasi didascalicamente, ci hanno pensato i due interventi centrali del pomeriggio. Quello di Stefano Rodotà, una lezione di politologia che, oltre a lanciare più di una battuta contro Renzi, accusato di avere “il complesso di inferiorità” rispetto ai “professoroni”, ha spiegato come sia oggi necessario realizzare una “massa critica sociale” capace di trasformarsi in “massa critica politica”. E che sia capace di irrompere anche nelle istituzioni come dimostra il progetto di legge popolare sul reddito minimo, presentato in piazza da Giuseppe De Marzo di Libera, che ieri ha avuto anche un sostegno dal M5S. Un’alleanza che, se dovesse crescere, potrebbe creare un fatto politico nuovo.
Ancora più chiaro è stato poi Landini, nel corso del lungo e molto applaudito intervento. “Si tratta di tornare alle radici del movimento operaio” ha ricordato, riferendosi “all’800, quando nascevano le Unions” (titolo della manifestazione di ieri, ndr.), gli operai inglesi in sciopero. “Si tratta di ripristinare il diritto alla coalizione impedendo la competizione tra gli stessi lavoratori”. Landini prende a prestito i padri nobili del sindacato, Giuseppe Di Vittorio e il suo “Statuto dei diritti dei cittadini lavoratori”, ma anche Bruno Trentin che pensava “a nuove forme sindacali” (con la vedova, Marcelle Padovani, che però non apprezza). “Coalizzarsi significa allargare la rappresentanza sociale del sindacato e riformarlo democraticamente” ha spiegato, chiarendo che il cuore della proposta è costituito dalla sfida interna alla Cgil.
Nei prossimi giorni la Fiom designerà due coordinatori per il progetto “coalizione” che dovrebbero essere due giovani dirigenti: Michele De Palma, responsabile Auto e già coordinatore dei Giovani comunisti del Prc e Valentina Orazzini, che si occupa di rapporti europei e molto apprezzata all’interno del sindacato. Anche le Fiom territoriali dovrebbero organizzarsi per designare dei responsabili e costruire, così concretamente, la nuova rete.
IL COLLANTE DI TUTTO, sia pure in negativo, è Matteo Renzi. Contro di lui si è espressa la piazza – “Abbiamo un sogno nel cuore, Renzi a San Vittore” – si è esercitato Rodotà intervenuto seduto su una sedia: “Renzi dice che i professori sono pigri, io lo sono così tanto da essere venuto con le stampelle”. Soprattutto, si è dilungato Landini: “Noi abbiamo più consenso di lui”, ha dichiarato a inizio manifestazione per poi bersagliarlo: “Siamo stanchi di spot e slide”, “ha una logica padronale”, “è peggio di Berlusconi”, “la coalizione sociale l’ha fatta con la Bce e la Confindustria”, “in Europa si limita a regalare cravatte a Tsipras”. Ha poi ricordato il Renzi “gasatissimo” in visita da Marchionne opponendogli lo stile del centenario Pietro Ingrao che, quando fu eletto presidente della Camera, come primo atto si recò alle acciaierie di Terni per dire ai lavoratori che i “costituenti” erano loro. Discorso da futuro segretario della Cgil, impostato su temi sindacali (salari, occupazione, orari, contratto) e generali (pensione, scuola, fisco). Lo dimostra anche il gelo con la segreteria nazionale presente con Susanna Camusso, Serena Sorrentino e Franco Martini. Anche altri dirigenti, come la segretaria dello Spi, Carla Cantone, quello della scuola, Domenico Pantaleo, e del Nidil, Claudio Treves, sono stati in piazza. Ma la Cgil si è vista poco, se non in forma simbolica. Susanna Ca-musso è salita sul palco restandone sempre ai bordi e facendo solo una laconica dichiarazione ai giornalisti.
DISTANZA ANCHE con la politica. Sia con le rappresentanze di Sel e Prc (presenti con Nichi Vendola e Paolo Ferrero) sia con Stefano Fassina e Pippo Civati del Pd. Unica eccezione, quando Landini ha parlato di appalti e corruzione, la richiesta di un applauso della piazza per Rosi Bindi in quanto presidente della commissione Antimafia. Le conclusioni sono state dedicate a Giovanni XXIII (“ma non ho la fede”) e a Pablo Neruda: “Prendi il meglio della tua vita e consegnalo alla lotta”. Tripudio della folla.

il Fatto Quotidiano, 29 marzo 2015

Da libertaegiustizia.it


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