E’ morto Giorgio Melis, una vita per il giornalismo

0 0

Ha raccontato per cinquant’anni, attraverso la cronaca e i commenti, la storia della Sardegna. Oggi, a 76 anni, Giorgio Melis, cagliaritano, uno dei più importanti, forse il più importante, tra i giornalisti sardi del dopoguerra, se s’è andato dopo una lunga malattia. A febbraio aveva compiuto le nozze d’oro con la professione: era iscritto all’Ordine dei giornalisti dal febbraio del 1965.

Un uomo contro, un polemista spietato. Non c’è stato evento della storia isolana di cui Giorgio Melis non sia stato narratore e testimone. Prima sulle pagine de l’Unione sarda, di cui divenne condirettore e dove – a parte una breve esperienza come capo ufficio stampa del consiglio regionale – lavorò fino al 1985. Poi, per oltre vent’anni, de La Nuova Sardegna dove entrò come vicedirettore, chiamato da Alberto Statera. Quindi sul quotidiano Il Sardegna di Nichi Grauso di cui fu direttore editoriale dal 2004 al 2006 quando si dimise clamorosamente per la mancata pubblicazione di un suo editoriale di denuncia sul caso Sismi-Abu Omar e il doppio ruolo di Renato Farina, giornalista e informatore del servizio segreto.

Dagli anni del Piano di Rinascita al Berlusconismo, dall’epopea di Graziano Mesina all’era del giudice Luigi Lombardini, dall’Unità autonomistica allo scandalo dei fondi ai gruppi consiliari, migliaia di articoli, di interventi pubblici, di analisi, spesso ripresi dalla stampa nazionale. Dopo le dimissioni dal Sardegna, giunto ormai alla soglia dei settant’anni, Giorgio Melis nel 2006 si lancia a mani nude in una nuova impresa con l’apertura del sito (e per un periodo anche di un giornale cartaceo) L’altra voce che diventa rapidamente un punto di riferimento imprescindibile per quanti vogliono avere delle vicende sarde una lettura non piegata agli interessi della lobby politico-editoriale che controlla l’informazione isolana.

I suoi articoli su l’Altra voce, mentre vengono ripresi da Gian Antonio Stella e Sergio Rizzo, da Marco Travaglio e Michele Serra, sono  messi all’indice da buona parte della classe politica sarda. Addirittura con una richiesta bipartisan di escluderli dalla rassegna stampa del Consiglio regionale. E’ il febbraio del 2008. Commenta Melis: “La maggioranza dell’assemblea si leva indignata (per fortuna con alcune voci di netto dissenso) o tace e acconsente contro il nostro giornale. Lo mette al centro del dibattito e molti onorevoli concludono: per il trionfo della democrazia, imbavagliate quella voce, fatela tacere. I cannoni contro un moscerino su Internet. Va schiacciato: la Sardegna non ha altri problemi, potrà perseguire le magnifiche sorti e progressive. Ridicolo”.

Nell’estate del 2009 L’altra voce sospende le pubblicazioni. Scrive Melis  ai lettori: “Quest’anno la pausa estiva dell’Altravoce.net coinciderà con l’estremo tentativo di resistere e sopravvivere con un restyling in corso, rinnovando la grafica, ampliando e diversificando i contenuti con una sinergia tecnologica d’avanguardia. Queste le nostre buone intenzione di cui sono lastricate le strade per un’onesta informazione. Con mezzi minimi, oggi tuttavia diventati quasi inarrivabili specie per chi canta fuori dal coro e non ha accesso ai mezzi pubblici gestiti come affare privato”.

Il sito riparte, sempre con pochissimi mezzi. Va avanti fino al 2012. Contemporaneamente Giorgio Melis affianca – generosamente e in modo totalmente gratuito – la breve vita del quotidiano Sardegna 24. Scrive editoriali importanti. Sostiene la direzione e la redazione fino agli ultimi giorni. Partecipa alla nascita dell’Associazione Asibiri, per la libertà d’informazione, e di Sardinia Post.

Una vita spesa sul fronte del giornalismo che informa e denuncia, che contribuisce alla crescita civile della collettività. Negli ultimi anni esclusivamente con le proprie forze, il sostegno di pochi amici e di una capacità lavorativa fuori dal comune, unita a una professionalità straordinaria e a un amore speciale per la propria terra. Chiamato giovanissimo a entrare nella redazione politica de Il Messaggero, Giorgio Melis scelse di stare in Sardegna. E così anni dopo quando, passato a La Nuova Sardegna e al gruppo editoriale l’Espresso, fu distaccato all’ufficio centrale de La Repubblica. Un amore a volte rabbioso e disperato per le occasioni perdute, per l’ambiente maltrattato, per il degrado dell’etica pubblica. Per tutto ciò che ha tolto la Sardegna ai sardi e ne ha fatto “L’Isola degli altri”, come intitolò nel 1985 il suo libro dedicato alla storia isolana del dopoguerra.

Due anni fa la malattia. Che Giorgio Melis affronta alla sua maniera. Di petto, con coraggio, come una sfida, continuando a scrivere finché le forze glielo consentono. All’inizio del 2014 apre un blog su questo giornale, e lo chiama “L’altra voce”. L’ultimo suo editoriale, lo scorso 7 novembre, lo dedica al settantesimo compleanno di Gigi Riva e al ricordo del “gran rifiuto” che Rombo di Tuono oppose alle offerte di Silvio Berlusconi di entrare in politica nel 2004, per affiancare Mauro Pili nella battaglia poi persa contro Renato Soru.

Vale la pena di ricordare – scrive – quella scelta di un uomo coerente e dritto come un fuso perché, benché siano passati solo dieci anni e il fatto a suo tempo abbia avuto grande risalto anche nazionale, mi pare che quasi nessuno lo abbia ricordato e sottolineato come necessario. Anche per sintetizzare quanto meritano le qualità extrasportive del Riva cittadino. Consapevole di quanto rappresenti per la Sardegna. Consapevoli tutti di quanto abbia sempre ed accuratamente evitato di impiegare men che onorevolmente l’affetto e la stima che lo circondano da mezzo secolo nell’Isola”.

Parole che oggi riferiamo al loro autore: un uomo coerente e dritto come un fuso. Un maestro di giornalismo e di vita. La sua scomparsa lascia un vuoto che nessuno è in grado di colmare.

Fonte: http://www.sardiniapost.it/politica/e-morto-giorgio-melis-una-vita-per-il-giornalismo/


Iscriviti alla Newsletter di Articolo21