Dallo scorso 14 febbraio le televisioni del Kenya non trasmettono più in analogico: per tutti gli utenti è quindi necessaria la migrazione al digitale per poter vedere i programmi. E’ diventata così operativa la decisione del Media Council of Kenya (l’autorità delle comunicazioni) che ha bloccato tutte le trasmissioni in analogico. Una scelta che sta infiammando la polemica politica nel paese africano. Infatti ad oggi sono visibili in digitale solo due canali: la KBC (Kenya Broadcasting Corporation, ovvero il canale pubblico) e K24 (canale privato all news di proprietà della famiglia del presidente Uhuru Kenyatta), le uniche tv che hanno rispettato la data imposta dal Media Council.
Per le altre televisioni è la catastrofe. Nella notte tra sabato 14 e domenica 15 febbraio sono stati sequestrati e smantellati gli impianti di Ktn (Kenya Television Newtwork, di proprietà del gruppo editoriale Standard che pubblica anche l’omonimo quotidiano), Citizen Tv e Ntv (la televisione legata al quotidiano più diffuso del paese il Nation, proprietà dell’Aga Khan). Almeno 200 tra giornalisti e tecnici sono rimasti senza lavoro mentre per gli spettatori è un duro colpo perché queste televisioni erano le uniche che producevano informazione e programmi più interessanti e non privi di contenuti polemici nei confronti dell’establishment. Nei fatti da un mese l’informazione tv è saldamente nelle mani del governo, spesso sotto accusa da parte dell’opposizione. L’autorità delle comunicazioni non ha accettato di rimandare di tre mesi la data dell’emigrazione sul digitale chiesta dagli editori che hanno sostenuto ritardi nelle consegne delle apparecchiature ordinate all’estero. Il ricorso presentato ai giudici è stato respinto. Oltre che a privare il pubblico di voci critiche, c’è un problema economico alla base. Il decoder base per accedere gratuitamente alla visione delle tv costa 4.500 scellini (circa 47 euro), una cifra proibitiva per la maggioranza degli abitanti del Kenya che guadagnano meno di un euro al giorno. Senza poi neanche prendere in considerazione l’ipotesi di un abbonamento ad una pay tv satellitare, la più completa costa almeno 78 euro al mese. Attualmente nel paese ci sono due piattaforme che potrebbero ospitare i canali che ne fanno richiesta: una è di proprietà del governo (che sta cercando di privatizzarla ma resterebbe comunque un controllo dell’esecutivo) ed un’altra è di proprietà cinese.
Gli editori di Citizen Tv, Ktn e Ntv (ovvero le tre principali reti private oggi oscurate) hanno proposto la creazione di una propria piattaforma tv con accesso gratuito, sfruttando le loro infrastrutture tecnologiche. Ma per ora non ci sono risposte dal governo. La campagna elettorale si avvicina.