“Come mai Renzi – si chiede Stefano Folli su Repubblica- ha cominciato la settimana così male: fra caso De Luca, riforma della scuola, banda larga e anche disavventura in elicottero? Un momento di meditazione è opportuno”. Tutti i giornali titolano sul “Rinvio sulla scuola, il caso dei precari”, Corriere. “Scuola,non c’è accordo. Slitta la riforma”, Stampa. “La riforma slitta ancora. Il bonus per le private”, Repubblica
“Troppe questioni insieme e non tutte urgenti. Ecco perchè il premier ha rinunciato al decreto”, azzarda il Corriere, ma Repubblica, nel già citato commento di Folli che si intitola “Il passo lento del rottamatore nella settimana degli intoppi”, affonda il coltello: “Non la saggezza bensì altri problemi impongono di rivedere il testo: o le coperture economiche carenti o le difficoltà pratiche nell’individuare criteri certi per stabilire chi ha diritto ad essere assunto. Nel rispetto delle direttive europee e con la necessità di evitare una valanga di ricorsi. Ci si domanderà come sia possibile che si sia arrivati fino al giorno del Consiglio dei ministri per accorgersi che il provvedimento cosiddetto della Buona Scuola non sta in piedi o quanto meno ha bisogno di un ulteriore lavoro di limatura e di messa a punto”.
Sono romantico e amerei che l’alt al premier fosse venuto, questa volta, dall’interno delle mura domestiche. Mi piace immaginare la signora Agnese Landini che spiega al marito: “stavolta hai torto, i tuoi collaboratori (Faraone, Giannini, Puglisi) non hanno fatto quel buon lavoro che ti aspettavi da loro, parli di opportunità, merito e futuro, ma #labuonascuola può trasformarsi in un campo di battaglia tra insegnanti, in una recita di carta pesta in cui i soliti furbi approfittano delle chiacchiere e del distintivo, con gli studenti sempre più frastornati”.
Può darsi pure che sia successo, ma nel cambio di tattica di Renzi devono aver giocato anche altre valutazioni. Il partito, il premier se ne occupa poco. Già le liste per le Europee erano pessime e aveva dovuto correre ai ripari inventandosi capolista giovani e sconosciute, ora in Campania gli candidano a furor di primarie un condannato: Renzi pensa che non può metterci sempre la faccia e la Boschi sfida il Parlamento, se vuole, a cambiare la legge Severino. Poi la novità Mattarella: Renzi ha inteso l’invito a frenare su decreti e leggi delega, ma si è pure accorto come per la prima volta M5S sembri disposto a dialogare, a certe condizioni e sotto l’ombrello del Capo dello Stato. Crisi della destra: Salvini contro Tosi, Fitto contro Berlusconi, meno Renzi fa il bullo, più la destra si dilania. Infine mafia e corruzione: priorità per Bergoglio, per Mattarella e pure per Tsipras. La nostra coperta di Linus, la facciata Antimafia, è finita nel pantano, con uno stimato predicatore dell’anti pizzo preso mentre intascava una tangente e il Presidente, eroe, di Sicindustria sospettato di collusione con i boss.
Così il piè veloce, l’uomo che aveva chiesto la fiducia sulla delega (fiducia sulla fiducia, delega alla delega) per sbaraccare lo statuto dei lavoratori, il premier che aveva imposto con il Canguro la riforma elettorale, ora si scopre temporeggiatore. Fa un po’ vittima, chiede ai gruppi parlamentari del Pd se intendono sprecare il 41% delle europee, minaccia meno ma pretende più fedeltà, (stasera riunione “disciplinare” del gruppo del Senato alla quale, purtroppo, non potrò ancora andare). Si prende una pausa, ispeziona le truppe.
C’è dell’altro nel mondo. Netanyahu ha sfidato Obama davanti al Congresso: l’accordo con l’Iran non s’ha da fare, gli ayatollah sono più pericolosi dell’Isis, ha detto. Obama ha fatto sapere di non averlo neppure ascoltato mentre 10mila iraniani già combattono per Tikrit. “Libia sull’orlo della guerra totale” scrive oggi la Stampa. Renzi forse “avverte” che è imminente una scelta dell’Onu sulla Libia. E si prepara.
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