Oggi accade questo: un avvocato non gradisce la pubblicazione della notizia sulla chiusura delle indagini preliminari che hanno coinvolto cinque medici suoi assistiti. Le ipotesi di reato sono, al momento, quelle di associazione per delinquere finalizzata alla truffa di malati disabili e dei loro familiari con promesse di impossibili guarigioni. L’inchiesta va avanti da anni ed è arrivata a una svolta. L’avvocato scrive una lettera di fuoco al giornale: sostiene che l’articolo “afferma falsamente che sarebbero stati depositati gli atti di indagine a carico dei miei assistiti”. La cronista che ha scritto il pezzo ha la copia dell’atto giudiziario, ma l’avvocato rincara la dose: “notizia grave, offensiva, calunniosa, priva di fondamento alcuno e comunque falsa e tendenziosa, resa al solo scopo di danneggiare la moralità e il prestigio professionale di cui gode il dott…. e anche a danneggiarlo economicamente”. In conclusione il legale chiede la immediata pubblicazione della rettifica ai sensi dell’articolo 8 della legge 47/1948. La sua lettera sarà pubblicata, ma la cronista potrà spiegare ai lettori che i fatti riportati nell’articolo corrispondono alla verità documentata dei fatti.
Ecco invece cosa accadrà domani, se sarà approvata la proposta di legge sulla diffamazione in corso di discussione in Senato. L’avvocato scriverà la sua lettera di rettifica e il giornale la pubblicherà senza commenti e senza neppure replicare agli insulti a corredo di una versione che si sa palesemente falsa. E questo potrebbe accadere ogni giorno, trasformando le pagine di cronaca, i siti di informazione, i telegiornali in un controcanto delle notizie. Dacci oggi la nostra smentita quotidiana.
I promotori della proposta di legge dicono che con la riforma intendono dare pari dignità alla libertà di stampa e all’onore delle persone offese dalla notizia o dal giudizio diffamatorio. E tuttavia, basta rovesciare lo specchio per rendersi conto che se la proposta diventerà legge ci sarà un solo onore offeso quotidianamente: quello dei giornalisti che fanno il proprio lavoro, verificando le notizie e pubblicandole nel rispetto della deontologia e della verità.
Si dice che eliminare il carcere per i giornalisti è necessario per correggere l’anomalia del nostro ordinamento. Chi lo afferma non si rende conto di quante altre gravissime “anomalie” sono contenute in una proposta di legge che se approvata fiaccherà giornalisti ed editori, costretti a tacere anche di fronte alla più evidente manipolazione della realtà? In quale paese civile questo è possibile? E dove porterebbe noi tutti una norma che introduce ammende salatissime al posto del carcere per i giornalisti condannati per diffamazione, che garantisce il “diritto all’oblìo” con la cancellazione delle notizie sgradite da blog e motori di ricerca?
La verità è che in questa proposta di legge i giornalisti, i blogger, gli editori rischiano di essere stritolati insieme ai valori che solo a parole si dice di voler difendere. C’è un solo modo per bloccare una corsa verso una legge irragionevole: un grande movimento che accomuni giornalisti e cittadini in una battaglia per la libertà di tutti. Anche di chi, grazie a una norma sbagliata e liberticida, potrebbe diventare un soldatino del plotone di esecuzione del diritto dei cittadini ad essere informati.