di Paul Moreira (traduzione di Linda Crimermois)
Il 7 gennaio scorso, i dipendenti dell’agenzia di stampa Premieres Lignes, la cui sede si trova accanto a quella di Charlie Hebdo, hanno assistito agli attentati perpetrati contro il giornale satirico. Paul Moreira, fondatore di Premières Lignes, fa un ritratto dei fratelli Kouachi e di Coulibaly. Per lui, erano solo dei giovani sbandati, in cerca di identità.
Mi ci è voluto un po’ di tempo prima di reagire. Raggelato per l’ esecuzione dei miei vicini, freddati a cinque metri dal mio ufficio. L’agenzia di stampa che ho creato, Premières Lignes, si trova allo stesso piano di Charlie Hebdo, la porta di fronte.
Avevamo in comune con i vicini qualche valore importante, come l’indipendenza e la tenace perseveranza e, soprattutto, sullo stesso pianerottolo, i W.C.. Questo si, che crea dei legami! Piccoli “Buongiorno!”, facce imbarazzate, una battuta ogni tanto … La nostra piccola umanità viscerale.
Ve ne voglio per la paura che ci avete inflitta
Come avete potuto sparare a degli uomini cosi fragili ed inoffensivi ?
Lo so che non potete rispondermi, ma vi interpello lo stesso, voi, i fratelli Kouachi. E te, Coulibaly.
Ve ne voglio enormemente. Per gli omicidi. Per la paura che ci avete inflitta. Per l’odio detestabile che avete suscitato in me, in tanti di noi.
A caldo, io stesso avrei potuto ammazzarvi, con gli occhi sbarrati. Ma io odio questo desiderio brutale di vendetta che annulla l’intelligenza e la ragione.
Ve ne voglio per la vergogna delle signore con il velo che fanno le pulizie nei nostri uffici in silenzio, che sussurrano un « buongiorno » e un « arrivederci » a pena udibile, rimanendo invisibili. Ve ne voglio per la vergogna dei miei amici e delle mie amiche musulmani, per loro l’Islam è una luce intima che li aiuta a vivere e non ferisce.
Siete stati formattati con l’ossessione per l’identità.
Siete stati formattati dal male del nostro tempo: l’ossessione per l’identità. Il veleno dell’identità omicida è venuto a colmare tutto quello che vi mancava. Non siete i soli in questo momento, ma non è una scusa. Dopo quanti fallimenti nella vostra vita, una vignetta è diventata blasfema e intollerabile ? Essere visti, ascoltati! Quanti tentativi frantumati?
Il rap, un fallimento. La vita da delinquentucolo che vive alla giornata e che finisce sempre allo stesso posto, in prigione, a Fleury-Merogis. Anni di prigione per dei reati minori.
Dove volevate arrivare? Era voglia di onnipotenza? L’ebbrezza di tenere un’arma in pugno. Pensavate di aver trovato la vostra strada. Ammazzare giocolieri dell’umorismo ed ebrei. Lasciare i loro figli, i loro genitori, di fronte al freddo dell’assenza.
Con il naso schiacciato sul canale televisivo BFMTV, per verificare che non dimentichino di dire che avete veramente ammazzato persone ….
E poi, anche voi, morire. Morire per chi!? … Tu, Coulibaly, lo sai come ti chiamava Belkacem, l’islamista in prigione di cui eri pronto ad organizzare l’evasione?
“Negretto”…, cosi risulta nelle intercettazioni della polizia.
L’epoca è violenta, ma non è una scusa
A me le caricature di Charlie Hebdo sul profeta, mi facevano ridere. A distanza di tempo, mi dico che si trattava forse di un ridere troppo facile, il ridere dei dominanti.
Per chi affolla la metropolitana all’alba e popola le periferie frantumate, alle ultime fermate della linea, queste vignette erano come uno sputo, uno in più. Un segno di razzismo. Ma a torto!
Quelli di “Charlie” non erano razzisti. Irresponsabili, certo. Non sempre molto coerenti. Ma, razzisti, no.
Certo, è un’ epoca violenta contro i musulmani. Li ho visti, segnati a dito, sulle copertine delle riviste. Ho sentito cronisti disinvolti che mentono in televisione sulla vostra fede o pretendono di rieducarvi a colpi di frusta.
Ma a “Charlie” erano, perlomeno, equilibrati. Cristiani, ebrei, musulmani … a turno! In uno stile un po’ bizzarro, erano i più rispettosi.
Ho visto anche quanto è difficile organizzare una protesta attenendosi alle regole della Repubblica. La manifestazione del settembre 2012: proibita. Quel giorno i musulmani hanno voluto manifestare a Parigi contro un film spregevole, “L’innocenza dei musulmani”, un film veramente razzista! Quel giorno la polizia ha cacciato dal sagrato del Trocadero ogni passante dalle sembianze arabe.
E’ stato una schifezza? Si. E’ stato discriminatorio ? Vero.
Tanto da giustificare una carneficina? Piuttosto che iniziare una guerra, che avreste perso, che avete persa in qualche ora, perché non siete stati più creativi? Il prestito chiesto alla società di finanziamento Cofidis: non potevate spenderlo in liquami da spandere nei locali di Charlie, oppure non avreste potuto romperci le orecchie trasmettendo l’appello del muezzin con casse acustiche giganti?
Vi avrei pure concesso qualche risata.
Eravate solo due idioti stravolti
Siete andati da Al Qaeda nello Yemen, vi hanno regalato un po’ di soldi, giusto per “vedere”, come al poker. Secondo la rivendicazione seguita all’attentato, non vi avevano veramente presi sul serio. Scrivono: “Hanno mantenuto la loro promessa”. Ma di Coulibaly, non ne vogliono sentire parlare, una semplice coincidenza.
Vi siete travestiti da assassini da video giochi. Nessun autista. Nessun covo. Nessun piano di fuga. Gli «esperti», negli studi televisivi, vi dipingevano all’inizio come dei “ professionisiti “.
Io lo so che eravate solo due idioti stravolti. Avete provato ad entrare in un atelier dell’ Allée Verte, poi al civico 6 di rue Nicolas Appert, poi al civico 10, poi avete ammazzato la persona addetta alla manutenzione perché eravate contrariati per non saper dove andare, poi avete sparato negli uffici dei venditori di prodotti per neonati, poi negli uffici dei produttori di film cinesi.
Avete urlato nei corridoi: « Dov’è Charlie?!”
Avete percorso tutti i piani … E poi siete riusciti ad entrare. Avete ammazzato. Uscendo, avete preso il boulevard Richard Lenoir contro il senso unico.
Come si può essere cosi mal preparati? Avevate con voi solo la determinazione di ammazzare e quella di morire. Un quarto Al Qaeda, tre quarti Columbine.
Eravate al servizio di una guerra che non era la vostra
Lo so bene da dove venite. Coulibaly, in particolare. Lo conosco il disagio del quartiere della Grande Borne. L’isolamento, le case sovraffollate, le famiglie troppo numerose, i genitori che non conoscono le norme, i ragazzi che vivono in strada, il sentimento di esser stato confinato lì, per sempre.
Per strapparsi a un tale destino bisogna essere un eroe. Patrick Quarteron, campione di kick boxing, viene anche lui dalla Grande Borne. Conosceva Coulibaly. C’era, alla manifestazione per “Charlie”. Con le parole giuste.
E’ da un po’ che incontro francesi che hanno cambiato orientamento politico e votano per il Fronte Nazionale. Delle persone spesso fragili, isolate, precarie. Persone in preda a manipolatori che hanno inculcato nelle loro teste l’idea che il loro unico problema, la chiave di tutte le loro preoccupazioni,… la disoccupazione, l’assenza di assegno familiare, di un reddito di sopravivenza, di un alloggio decente,… che tutto questo è colpa dei musulmani. Che c’è un grande complotto che le minaccia,… la sostituzione.
Ancora una volta la soluzione di rifugiarsi nella propria identità culturale appare come il rimedio miracoloso. Questa è la soluzione della guerra. Non avete fatto altro che rinforzarla.
Il ragazzo coraggioso del Mali che ha salvato dieci ebrei, il poliziotto del Maghreb e le magnifiche e degne dichiarazioni della sua famiglia, non riescono a compensare i vostri atti barbari. E’ possibile che non siate i soli. Che ci siano, in altri quartieri, altri ragazzi manipolati, convinti di essere dei lupi solitari al servizio di una religione cui si è mancato di rispetto.
Ci vorranno quindi due mani. L’una per lottare contro di voi. L’altra per capire e costruire un mondo più giusto, più egualitario, in cui ragazzi sbandati non diventino dei piccoli robot al servizio di ideologie assassine. Al servizio di una guerra che non è la loro guerra.