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Ucraina, Grecia e Libia, crisi acute e di ardua risoluzione

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Se c’è una cosa che- di questi tempi- è difficile e insicura, tale da suscitare preoccupazioni crescenti anche ai più distratti osservatori occidentali, questa è sicuramente la situazione internazionale. Ci sono tre crisi in tre diversi paesi che ci riguardano da vicino e sono l’Ucraina, la Grecia e la Libia, tutte acute e di ardua risoluzione. Le tre crisi hanno a che fare tutte con la sicurezza del continente e gli affanni dell’Europa rispetto ad esse si sono fatte sentire con forza. I complimenti al decisionismo e alla risolutezza di Angela Merkel con lo zar Putin  sono stati prematuri perché da Putin la tedesca  ha ottenuto poco, solo una tregua  resa fragile e precaria dal fatto che le posizioni delle parti sono tuttora antitetiche, non c’è stato, almeno fino ad oggi, neppure lo straccio di un compromesso.

Putin non sembra aver rinunciato alla volontà di creare un corridoio che colleghi direttamente la Russia alla Crimea passando per i territori controllati dai filorussi. E dunque a che cosa mai si brinda quando si brinda? Registriamo invece quanto sia stata debole fin dall’inizio la posizione negoziale dei  francesi e dei tedeschi   di escludere dall’inizio l’invio di armi a Kiev prima dei negoziati non ha giovato a tale posizione negoziale. Né hanno giovato altre dichiarazioni più o meno improvvide. Per esempio, l’affermazione della Merkel secondo cui la Russia è un vicino di casa e in quanto tale bisogna per forza accordarsi con essa è sembrata un’affermazione discutibile. E per quanto riguarda la Grecia occorre tener conto che si è rivolta di recente per aiuti alla Russia che li ha subito promessi. Quanto alla Libia, occorre tener presente-come ho scritto in un articolo precedente-che le conquiste dell’ISIS fino a Sirte hanno reso più cupo il quadro della situazione.

Mentre l’ONU di fronte a quel che sta succedendo prende tempo e l’Europa lascia intendere che non arriveremo in tempi  brevi e neppure medi all’unità politica, dovremmo chiederci se riusciremo a difenderci adeguatamente da attacchi e agguati degli islamisti del tutto prevedibili.

Mentre questo sta accadendo nel resto di Europa-e troviamo i nostri giornali abbastanza distratti sulla criticità del quadro-nello Yemen sta prendendo forma un’altra guerra moderna per procura dove diversi Stati partecipano attivamente al conflitto civile finanziando gruppi armati di fazioni diverse.
Il nord del Paese è ormai in mano a una miriade di gruppi armati, signori della guerra ed organizzazioni criminali tutte finanziate da agenti esterni provenienti principalmente da agenti esterni provenienti dal golfo Persico. Lo scorso  settembre gli Houthi  che appartengono alla setta sciita Zaydi e sono originari del nord del paese sono entrati a Sana, la capitale e l’hanno conquistata. La scorsa settimana hanno sciolto il parlamento e istituito un processo di transizione di due anni sotto la loro leadership. Si tratta praticamente  di un colpo di stato  anche se ufficialmente riconosciuto. A finanziarli è l’IRAN che sponsorizza anche la guerra civile in Siria.
Ma nello Yemen ci sono anche i seguaci della organizza

zione terroristica Al Qaeda e questo ha ridotto la capitale a scontri e atti terroristici continui che ne hanno fatto una città in preda all’anarchia. E questo, in relazione anche ai 4 milioni di petrolio che giornalmente vengono trasportati nello stretto Bab al Mandab tra la Somalia e lo Yemen, rende la situazione sempre più ingovernabile.    


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