E’ impossibile non mettere in evidenza i risultati della classifica sulla libertà di stampa realizzata come ogni anno da Reporter senza frontiere. Nel 2014 scendiamo al 73esimo posto, tra la Moldavia e il Nicaragua, perdendo 24 posizioni rispetto all’anno precedente.
La ragione principale, secondo il rapporto pubblicato sono le sempre più frequenti intimidazioni che i giornalisti subiscono, da parte di organizzazioni criminali e non solo: “La situazione dei giornalisti è peggiorata nettamente nel 2014 con un grande incremento di attacchi alle loro proprietà, specie le automobili.” Il rapporto conta 43 casi di aggressione fisica e 7 casi di incendi ad abitazioni e vetture solo nei primi dieci mesi dell’anno. Ma non è solo la violenza fisica a limitare la libertà di informazione nel nostro Paese. Il rapporto parla di 129 cause di diffamazione “ingiustificate” contro i cronisti sempre nei primi dieci mesi del 2014, mentre l’anno prima il dato si era fermato a 84.
La maggior parte delle cause di questo tipo sono intentate da personaggi politici e “costituiscono una forma di censura”.
In generale il Rapporto Mondiale sulla libertà di stampa segna un peggioramento globale nel 2014: “Sotto attacco dalle guerre, dalle crescenti minacce di agenti non statali (ci si riferisce a organizzazioni come l’ISIS o al Qaeda) la libertà dei media appare in ritirata in tutti i continenti. In cima alla classifica ci sono i paesi nordici: prima la Finlandia, seguita da Norvegia e Svezia. In fondo anche qui senza sorprese, Turkmenistan, Corea del Nord e, fanalino di coda, l’Eritrea. La Francia guadagna una posizione fino al 38mo posto, gli USA ne perdono tre e vanno al 49mo. Il Giappone ne perde due e scende al 61mo. Da segnala re il balzo in avanti del Brasile che guadagna 12 posizioni e sale 99mo posto. Tra le altre nuove potenze, la Russia perde ulteriori 4 posizioni e scende al 152mo posto, cioè nella fascia bassissima della classifica che contempla 180 posizioni in totale.
Ma sempre meglio della Cina che riesce a perdere una posizione sprofondando al posto numero 176. Stabile l’Iran al 176 posto. Colpisce, tanto per cambiare, il peggioramento della classifica per l’Italia e le ragioni che lo spiegano: l’esplosione di minacce in particolare delle mafie, e i procedimenti ingiustificati per diffamazione. Diventa perciò più urgente e decisiva per fermare l’escalation negativa il varo di una moderna legge sulla comunicazioni di cui abbiamo più volte parlato nelle settimane scorso che sia in grado di difendere chi fa informazione corretta sulle mafie come sulla politica e impedisca querele temerarie e aggressive. Ma qualcuno di fronte al rapporto appena uscito se ne darà preoccupazione in parlamento e al governo? Speriamo proprio di sì.