I dati dell’Unar indicano un’escalation nel 2014, con un +25% di casi. Scuole, ospedali, luoghi di lavoro: è nella quotidianità che si inceppa la libertà di culto. De Giorgi: “C’è un razzismo strisciante che usa la crisi per rivendicare un atteggiamento discriminatorio in difesa di identità”
ROMA – I casi segnalati sono molteplici, e investono ogni ambito della vita comune: si va dalla mancanza di accesso ministri di culto non cattolici negli ospedali, alla mancata autorizzazione per la realizzazione di luoghi di culto da parte di amministrazioni locali, al mancato riconoscimento del matrimonio religioso, fino alla mancata previsione di spazi nei cimiteri.
Il razzismo e la crisi. E’ Marco De Giorgi dell’Unar a ricordare i dati raccolti dall’ente che presiede, in occasione dell’incontro interreligioso “Teofonie”, fra comunità musulmane e indù: “Negli ultimi anni si è assistito a un’escalation dei fenomeni di discriminazione: nel 2013 delle 1.100 segnalazioni che ci sono arrivate ben 800 riguardavano discriminazioni etnico-razziale. Nel 2014 c’è stato un incremento del 25%”. Non si segnalano casi fra diverse appartenenze religiose, ma quasi sempre da parte di italiani: “C’è un razzismo strisciante che si presenta come legittimo, che usa la crisi per rivendicare un atteggiamento discriminatorio in difesa di identità, in nome delle poche risorse, difficile da contrastare”.
“Ieri il presidente della Repubblica ci ha ricordato l’attentato che uccise il piccolo Stefano Taché, sono centinaia i casi di antisemitismo segnalati all’Unar, ma anche di islamofobia, purtroppo basta vedere una donna col velo o un commerciante siriano perché venga fuori la diffidenza e la paura”. Accade nelle scuole, dove studiano quasi 800 mila ragazzi provenienti da ogni parte del mondo, e dove si chiede il rispetto delle prescrizioni alimentari nelle mense, così come sul lavoro, dove si chiedono permessi sindacali per gli orari di preghiera o i congedi per il Ramadan. In alcuni casi la contrattazione decentrata ha permesso di stabilire dei criteri per queste esigenze.
De Giorgi spiega che in Italia sono stimati circa 1,4 milioni di musulmani, di cui la maggior parte sono moderati o non praticanti, quindi c’è una maggioranza silenziosa oltre a una minoranza estremista che fa molto rumore sulla cronaca. “La casistica è sempre più complessa e variegata, il governo vi sta ponendo sempre maggiore attenzione, quindi l’Unar sta proponendo sempre maggiori spazi di dialogo come quello di oggi per la settimana mondiale dell’armonia interreligiosa”.
Il ruolo dei comuni. Se i principi di libertà di culto sono generali, buona parte delle realizzazioni pratiche che evitino discriminazioni riguardano attività gestite dagli enti locali. “I comuni hanno un’autonomia nella gestione, a volte nemmeno troppo corretta. Per questo dal tavolo di oggi potrebbero uscire delle linee guida per agevolare il dialogo interreligioso e fra culture cui gli enti locali possano attenersi”.
L’Expo e i fatti di Parigi. Per Expo 2015 l’Unar sta proponendo una serie di incontri sulla valorizzazione delle differenze, ma ci sono “difficoltà di dialogo con la Regione” riguardo alla realizzazione di luoghi di culto aperti alla molteplicità religiosa che ci si aspetta per l’evento di Milano. Gli episodi sono sicuramente aumentati dai fatti di Parigi, “ma la religione è una sfera privata – spiega De Giorgi – per cui emergono più facilmente scontri di cultura”.
Nuova campagna. “Sta per partire una campagna dell’Unar sull’intercultura e il rispetto della persona”, conclude il rappresentante dell’ Unar. Dal 16 al 22 marzo, una settimana “contro il razzismo e l’intolleranza, con iniziative nelle scuole, nelle università e nello sport, invitando i sindaci a fare l’iniziativa ‘In piazza contro il razzismo'”.