Il 29 gennaio, il Centro Congressi Sapienza di Roma ha ospitato la IV edizione del Premio Roberto Morrione. Sono stati presentati i tre progetti finalisti, lavori di inchiesta svolti da giovani sotto i trentun anni. L’incontro, che ha previsto anche una tavola rotonda sul giornalismo sotto copertura è stato coordinato da Marino Sinibaldi, direttore di Rai Radio 3. Ha partecipato anche Mario Morcellini Prorettore alla Comunicazione della Sapienza, il quale ha definito il Premio Morrione una forma laica di memoria. Morcellini non si dice contento della comunicazione di oggi: “l’euforismo comunicativo è privo di capacità di autocritica e lo spirito critico degli uomini non è andato avanti tanto quanto lo sviluppo della comunicazione aveva promesso”. Il giornalismo d’inchiesta invece incarna il motivo per cui il giornalismo stesso è stato pensato: criticare la realtà, indagarla. Per questo chiede ai ragazzi vincitori di non farsi persuadere dalla trappola della narrazione ma di concentrarsi sulla spiegazione di ciò che è successo: “se le notizie recidono i legami con l’analisi ci sarà solo giornalismo di cronaca”.
Il primo progetto presentato si intitola BESTIARIO CRIMINALE: gli autori, Eva Alberti, Susanna Combusti, Silvia Ricciardi e Federico Thoman sotto il tutoraggio di Anna Bigotto di Terra!, provengono dalla Scuola di giornalismo Walter Tobagi. Il progetto parte dal commercio illegale di animali e piante, un commercio che in Italia varrebbe 2 miliardi di euro. I ragazzi sono intenzionati a capire quale organizzazione criminale abbia più interesse nel business e cosa faccia lo Stato italiano per contrastarlo.
Il progetto successivo riguarda la terra siciliana: Diego Dinolfo e Alessandro Gandulfo, tutorati da Sabrina Giannini di Report, intendono indagare come venga speso il denaro pubblico per le campagne in Sicilia. FONDI RUBATI ALL’UNIONE EUROPEA, questo il titolo del progetto, riparte dalla terra, dalla fatica dei contadini e dai giovani che alla terra vorrebbero tornare e passa inevitabilmente attraverso i meccanismi mafiosi che regolano il tutto. Che fine fanno insomma i fondi erogati per l’agricoltura dall’Unione Europea?
Infine OBIEZIONE VOSTRO ONORE: Federica Delogu, Filippo Poltronieri, Claudia Torrisi e Sebastian Viskanic si sono incontrati alla Scuola di giornalismo Lelio Basso. Il loro tutor è Fausto Pellegrini di Rainews24 e l’inchiesta nasce da un’indagine svolta negli ospedali di Roma: la legge 194 e l’obiezione di coscienza rispecchiano l’avvalersi di due diritti diversi: di fronte al forte aumento di obiettori, cosa ne è del diritto all’interruzione di gravidanza?
Tutti i ragazzi, durante e successivamente la realizzazione delle inchieste, possono rivolgersi ad un avvocato antiquerele, figura, spiega Sinibaldi, molto voluta da Roberto Morrione.
Intervengono poi alla tavola rotonda “Mascherare per smascherare. Giornalisti sotto copertura” Günter Wallraff e Jean-Baptiste Malet rispettivamente autori di “Notizie dal migliore dei mondi. Una faccia sotto copertura” (L’orma 2013) e “En Amazonie” (Kogoi 2012). Questi professionisti fanno del loro mestiere un’esperienza di vita a tutto campo ma la fatica di diventare per un periodo interno alla situazione che si vuole indagare non basta: Wallraff ha appena saputo che ci sono minacce di querele per l’ultimo suo libro in uscita. In realtà si dice tranquillo perché ormai i tribunali tedeschi conoscono la situazione e difendono la libertà di informazione. Scherza sul processo che in fondo diviene una vetrina e “certifica” il libro. Certo è, che metà del suo tempo purtroppo è stato speso nelle cause e questo rende tutto meno divertente.
Malet, racconta di come, per realizzare la sua inchiesta si sia mascherato da operaio di Amazon: “i lavoratori dell’azienda erano terrorizzati quando cercavo di far loro domande fuori dal luogo di lavoro”. Così ha deciso di farsi assumere, di infiltrarsi di nascosto. Alcuni giornalisti trovano che camuffarsi non sia una scelta deontologicamente corretta ma lui pensa che non sia deontologico “lasciare che un’azienda come Amazon scriva la storia”. E a tal proposito Wallraff invita a comprare i testi non su internet ma nelle librerie, le stesse che il proprietario della multinazionale vorrebbe cancellare definitivamente. Ha chiesto al suo editore di non essere più presente su Amazon anche se questo comporterà perdite per il 15% del fatturato.
La passione dei due giornalisti, diversi per età e per nazione, è la stessa e rende la serata ancora più densa. Il connubio tra presentazione dei progetti finalisti e l’intervento di due esperti del campo, riesce in pieno nel suo intento: incentivare il giornalismo d’inchiesta tra i giovani in un paese in cui sia realizzare un’inchiesta non è impresa da poco. Buon lavoro a questi ragazzi e che l’impegno di Roberto Morrione possa essere un esempio da seguire con fermezza e determinazione.