“Giorgio Napolitano è stato il primo dirigente comunista a ottenere un visto per gli Stati Uniti, nel 1978, per tenere lunghi cicli di conferenze. Da presidente, ha avuto ottimi rapporti con gli omologhi George W. Bush e soprattutto Barack Obama, incontrato in sette occasioni, che lo ha ringraziato, durante una telefonata di pochi giorni fa, per il suo “storico mandato” e per i suoi rilevanti contributi offerti “a vantaggio non solo della sua nazione, ma anche dell’Europa e della comunità transatlantica”. Questo, come riporta l’agenzia askanews il commento dei media statunitensi che però, nel dare la notizia delle dimissioni da presidente della Repubblica dopo quasi nove anni, si soffermano sulla corsa alla successione e sulle conseguenze politiche del suo gesto. Per il Wall Street Journal, il presidente del Consiglio, Matteo Renzi, “ha perso un alleato cruciale nella sua battaglia per andare avanti con i cambiamenti economici e istituzionali”. Giorgio Napolitano “ha guidato il Paese – ricorda il quotidiano – attraverso uno dei periodi politici più burrascosi”; le sue dimissioni, ora, “aprono una fase di incertezza politica che metterà alla prova la forza del giovane governo”. Sulla stessa linea il commento di Bloomberg, secondo cui le dimissioni di Napolitano “privano Renzi di un alleato” e “mettono alla prova” il piano di riforme del presidente del Consiglio. La sfida che dovrà affrontare ora Renzi è anche il tema centrale dell’articolo pubblicato dal New York Times, che per ora riprende solo le agenzie di stampa. Per quanto riguarda il possibile successore, Bloomberg fa i nomi, in base ai commenti della stampa italiana, dell’ex presidente del Consiglio, Romano Prodi, del ministro della Difesa, Roberta Pinotti, e del governatore della Banca d’Italia, Ignazio Visco.