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L’islam italiano dice no al terrorismo e condanna il terribile attentato a Charlie Hebdo

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Per dovere di cronaca riportiamo alcune dichiarazioni e comunicati stampa diramati ieri pomeriggio, a poche ore dall’attentato che ha colpito la redazione del settimanale Charlie Hebdo a Parigi, da alcune delle maggiori associazioni islamiche presenti in Italia. Reazioni dure e di condanna per l’attentato ritenuto inaccettabile.
In una nota il Centro islamico Culturale d’Italia, che gestisce la Grande Moschea di Roma, ha espresso le proprie condoglianze ai familiari delle vittime della strage sentendosi “vicino ai parigini, alle forze dell’ordine della capitale e a tutto il popolo francese per il brutale attacco subito”. Il Segretario Generale del Centro Islamico, Abdellah Redouane, ha ribadito con forza che “la solidarietà e la vicinanza alle famiglie delle vittime e al popolo francese per il grande tributo di sangue versato. E’ il momento  – ha proseguito – per stringerci a tutti loro e condividerne il dolore, ma è anche un momento per riconsiderare il fallimento del vivere insieme voluto e causato da elementi terroristici. E’ necessario restare uniti contro la barbarie e la violenza e lavorare insieme – non solo per garantire e difendere la libertà di stampa e di opinione – per proteggere la democrazia, minacciata da forze oscurantiste di inusitata mostruosità. Ogni silenzio è divenuto ormai intollerabile e inaccettabile, un silenzio pieno di ignavia non può che trascendere nella connivenza e nella complicità. Va respinto. Siamo tutti chiamati – ha concluso Redouane – a fare un esame di coscienza, ma anche a rispondere a voce alta a questa minaccia. Poiché la minaccia si alimenta del silenzio. Ciò si può fare solo rafforzando il lavoro di chi è impegnato in prima linea in favore del dialogo tra le religioni e le culture e per la promozione dei principi di pluralismo e rispetto della libertà. E’ dovere inderogabile di ognuno di noi, di ogni credente”.
Mentre la direzione dell’Unione delle comunità islamiche d’Italia UCOII – organizzazione Italiana presieduta dall’imam Izzedin Elzir, ispirata ai principi dell’Islam, finalizzata a unire, rappresentare e servire i musulmani d’Italia; promuovere i valori umani, la cittadinanza attiva e la convivenza tra tutti i membri della società, e costruire ponti tra le culture attraverso il dialogo e la partecipazione, tutelando l’immagine dell’Islam in Italia – ha immediatamente pubblicato sul sito ufficiale www.ucoii.org il seguente comunicato: “Demoni criminali perfettamente addestrati e spietati hanno perpetrato una spaventosa strage contro la redazione del noto giornale satirico “Charlie Hebdo” a Parigi. Dodici persone hanno perso la vita, giornalisti e vignettisti oltre a due agenti di polizia. Non abbiamo nessun bisogno di dissociarci, niente come questa prassi assassina è estraneo alla nostra religione e alla nostra etica e pratica civile e tuttavia vogliamo esprimere, oltre alla costernazione, cordoglio e la vicinanza alle famiglie delle vittime, anche la nostra rabbia nei confronti di chiunque abbia pianificato e messo in atto questo sanguinoso atto criminale. L’augurio che esprimiamo è che i molti milioni di musulmani di Francia e d’Europa non subiscano l’ennesima ingiusta criminalizzazione e che quanto prima venga fatta piena luce sulla drammatica vicenda”.Un “brutto inizio d’anno” per Yahya Pallavicini, vice presidente della Comunità religiosa islamica italiana (COREIS), che incalzato dal sito online della diocesi di Roma romasette.it ha proseguito: ” in queste ore esprimiamola più seria solidarietà alle vittime, ai loro parenti e ai colleghi. Se la matrice dovesse essere confermata come rivendicazione o pretesto di difendere le offese sulle caricature del profeta francamente non ho scrupoli a dire che sono alibi che non stanno in piedi e che non c’è alcuna giustificazione teologica per un attentato di questo tipo. Dalla comunità islamica italiana – ha proseguito Pallavicini – arriva “la condanna più totale nei confronti di chi ha usato questa violenza e la delegittimazione più radicale delle motivazioni che vorrebbero convincerci di avere. Non ci sono giustificazioni, né ragioni. Sono tutti pretesti. I fatti sono brutali e non hanno nessuna legittimità islamica e religiosa”. Il rischio, ha concluso il vice presidente “è che la percezione sui musulmani si generalizzi e si faccia di tutta l’erba un fascio e si demonizzi tutta la civiltà islamica di 14 secoli e tutti i musulmani che vivono in Europa o in Asia o Africa per colpa di questi criminali”.

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