Sono passate 24 ore dal vile attacco al Charlie Ebdo. 24 ore per riflettere, metabolizzare e tirare le prime somme.
Le immagini della sparatoria all’esterno della redazione e l’uccisione del poliziotto hanno fatto il giro del mondo e indignato chiunque (esclusi alcuni cretini che si sono complimentati via Twitter per il gesto), ma hanno anche distratto l’attenzione dalle motivazioni e dalle conseguenze che nelle ore successive hanno cominciato a palesarsi.
Lo definirei un “attacco-bavaglio”. Due individui, armati come se fossero in guerra, hanno voluto imbavagliare la libertà d’espressione e di pensiero. Hanno voluto punire chi ha fatto satira (una pratica vecchia come il mondo e necessaria). Non vengono dal Medio Oriente, sono cittadini europei, immigrati di seconda generazione, con passaporto europeo, mossi da ideali deviati e alimentati da quella stessa politica mediatica di terrore avviata dall’ISIS e che ha animato anche gli accadimenti in Australia.
Non penso che sia un attacco organizzato e strutturato direttamente dal Medio Oriente, credo piuttosto che siano due reduci dell’Iraq (come è stato appurato), capaci di maneggiare armi da guerra e mettere in piedi un’assalto, non del tutto impeccabile ma che arriva dritto all’obiettivo: uccidere dei giornalisti e lanciare un monito netto e tagliente.
Questo è, secondo me, l’aspetto più atroce della vicenda: l’intenzione di voler imbavagliare la libertà d’espressione, seminare il terrore tra coloro che la pensano in maniera diversa per impedirgli un futuro di pensiero autonomo e diffusione senza catene delle proprie idee.
Ancora un altro aspetto mi preoccupa: il dilagante sentimento di odio e razzismo verso l’Islam.
Non condivido il termine “islamista” per inquadrare tali estremisti, ma forse è l’unico modo per capirci. Prima delle attuali derive estremiste, “islamista” era lo studioso della religione islamica, poi è diventato sinonimo di intolleranza. Come dicevo, per comodità manteniamo questa accezione.
Va quindi, necessariamente, operata una netta distinzione tra islamico e islamista, dove islamico è colui che segue e pratica la religione, che sicuramente non gli dice di uccidere un “fratello”.
Ormai si sta facendo di tutto per oscurare queste differenze, accomunare tutti i musulmani al terrorismo, anche da politici ignoranti che blaterano accuse ingiustificate!
Allora riprendiamoci questa distinzione, diffondiamola, facciamo capire a chi non vuole che l’Islam non è quello che imbraccia le armi o si fa esplodere, non è quello che fa del male al proprio fratello.
E’ notizia di questi minuti in cui scrivo di granate lanciate contro una moschea a Le Mans, di esponenti politici italiani che dichiarano “siamo in guerra.L’Islam è un problema.”
L’Islam non è un problema. Lo è l’estremismo che travisa gli ideali religiosi. Lo è l’estremismo islamico come quello cattolico. Nessun Dio, accetterebbe gli estremismi.
Per cortesia, smettiamola di credere e dire che dietro ogni moschea c’è un’organizzazione terroristica perché non è così.
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