Il Giudice delle indagini preliminari del Tribunale ordinario di Patti (Messina) ha fissato l’udienza in Camera di Consiglio, il prossimo 22 gennaio 2015, al fine di decidere sulla richiesta di archiviazione depositata dal Pubblico ministero il 7 febbraio 2013 nei confronti del giornalista Antonio Mazzeo, querelato dal Comune di Falcone per un’inchiesta pubblicata sul periodico I Siciliani giovani (n. 7 luglio-agosto 2012), dal titolo “Falcone comune di mafia fra Tindari e Barcellona Pozzo di Gotto”.
Contro la richiesta d’archiviazione, la legale nominata dal Comune di Falcone, avv. Rosa Elena Alizzi del foro di Barcellona PG, ha presentato opposizione il 29 dicembre 2012. L’inchiesta giornalistica si era soffermata su una serie di vicende che avevano interessato la vita politica, sociale, economica ed amministrativa della piccola cittadina della costa tirrenica del messinese (speculazioni immobiliari dalle devastanti conseguenze ambientali e paesaggistiche; lavori di somma urgenza post alluvione del 2008 con ulteriori colate di cemento sul fragilissimo territorio; ecc.); alcuni passaggi erano stati dedicati inoltre alle origini e alla dinamica evolutiva delle organizzazioni criminali presenti nel territorio, organicamente legate alle potenti cosche mafiose di Barcellona Pozzo di Gotto. Il 24 agosto 2012, appena una settimana dopo la pubblicazione dell’inchiesta, la Giunta comunale di Falcone si riuniva e, presenti il Sindaco avv. Santi Cirella e gli assessori Pietro Bottiglieri, Giuseppe Battaglia e Giuseppe Sofia, deliberava all’unanimità – onde tutelare l’immagine e la rispettabilità del paese – di conferire l’incarico all’avv. Alizzi per sporgere querela nei confronti del giornalista. Nella delibera di Giunta si riportavano le seguenti dichiarazioni:
“Premesso che di recente, in piena stagione turistica, è stato pubblicato un articolo che ha destato perplessità e sconcerto nella collettività per notizie denigratorie che tenderebbero a far apparire il Nostro Paese, da sempre, teatro di delitti di mafia e luogo di interessi di criminalità organizzata, gettando persino un’ombra su condizionamenti relativi all’esito delle ultime elezioni amministrative; Ritenuto che il tenore dell’intero articolo è palesemente diffamatorio e lesivo dell’immagine del Nostro Comune e della reputazione di tutti i suoi abitanti, contenendo, pure, affermazioni false e non veritiere, manipolazioni della realtà, alterazioni di fatti e circostanze, evidenti, volute, omissioni, ricostruzioni parziali e quant’altro idoneo a screditare il buon nome del Paese e dei suoi attuali amministratori; Ritenuto che la risonanza mediatica dell’articolo e il periodo di pubblicazione ha comportato e comporta anche pesanti ricadute sull’economia locale, incentrata per lo più sulle attività turistiche e ricettive, gravemente penalizzate dalla rappresentazione negativa data al Paese; Ravvisata, pertanto, la necessità di tutelare, in ogni sede, prima fra tutte quella penale, e con ogni iniziativa utile, l’immagine e la rispettabilità della Comunità Falconese, oltraggiata, offesa e deturpata dall’infamante articolo, al fine di ribadire, con forza, che il territorio e la sua precedente e attuale amministrazione sono estranei ad ogni forma di compromissione con la criminalità organizzata e non subiscono condizionamento alcuno, da chicchessia, a qualsivoglia titolo”; da qui la querela. Senza entrare in merito sulle pesanti affermazioni dell’Amministrazione comunale, evidentemente ritenute prive di alcun fondamento se il PM del Tribunale di Patti ha ritenuto di proporre l’archiviazione del procedimento, è opportuno ricordare che in questi due anni – ovviamente esclusi Sindaco, componenti della Giunta e qualche consigliere comunale della maggioranza – nessun cittadino del Comune di Falcone ha ritenuto doverci esprimere rimostranze, critiche, dissapori, ecc. per quanto affermato e descritto nell’inchiesta giornalistica “querelata”; di contro sono stati in tanti a Falcone (o cittadini originari di Falcone ma residenti in altri Comuni d’Italia) ad esprimere sconcerto per l’operato della Giunta e solidarietà piena e incondizionata nei nostri confronti.
Centinaia sono stati altresì gli attestati di solidarietà espressi da tutta Italia da semplici cittadini, giornalisti, amministratori, politici, parlamentari, ecc. Dall’agosto 2012 ad oggi, i “sospetti” su possibili infiltrazioni criminali nella vita economica e sociale della piccola cittadina sono stati al centro di incontri pubblici e dibattiti; sono state presentate due interrogazioni parlamentari (la prima il 12 novembre 2012 da parte dell’on. Antonio Di Pietro, Idv e la seconda il 24 ottobre 2013 dal sen. Domenico Scilipoti, Forza Italia); l’ex europarlamentare on. Rita Borsellino (Pd) ha chiesto formalmente alla Prefettura di Messina di verificare l’esistenza di possibili condizionamenti sulla vita politica-amministrativa del Comune; il deputato del M5S, on. Francesco D’Uva ha posto il tema delle infiltrazioni criminali a Falcone all’attenzione della Commissione Parlamentare Antimafia che recentemente è stata in visita ispettiva nella provincia di Messina. Altre due nostre inchieste giornalistiche sono state dedicate alla cittadina tirrenica. La prima dal titolo “Falcone. Fiumi di denaro e guai giudiziari”, pubblicata sul periodico Casablanca (n. 35, maggio-giugno 2014); la seconda, “A Falcone è di scena il miracolo della munnizza”, pubblicata su Antonio Mazzeo Blog il 18 ottobre 2014. Entrambe delineano il quadro a tinte fosche sulla gestione della cosa pubblica nel Comune di Falcone e forniscono ulteriori elementi sull’infiltrazione criminale nell’economia locale. Dispiace tanto che invece d’interrogarsi seriamente sulla gravità di quanto accaduto in questi anni nel territorio (a partire dagli interventi autorizzati dopo l’alluvione del 2008, alcuni dei quali finiti in mano ad aziende tutt’altro che estranee ad appetiti mafiosi), l’Amministrazione comunale di Falcone si sia intestardita a farla pagare” penalmente a chi esercita, senza alcun condizionamento di sorta, il proprio diritto-dovere di cronaca e di denuncia. Peccato poi che questo venga fatto a spese dei contribuenti di Falcone, che in caso di rinvio a giudizio del giornalista “reo”, oltre alle spese legali già sborsate per sporgere querela, dovranno farsi carico di quelle che ne deriveranno dal procedimento, che ovviamente sarà lungo e oneroso. Ne prendiamo atto, consapevoli che sino a quando il sistema giudiziario italiano consentirà di poter querelare un giornalista quando e come si vuole – troppo spesso solo a scopo intimidatorio – trasferendo sullo Stato i costi e le spese di procedimenti che intasando la macchina della giustizia, nel 99,9% dei casi finiscono con proscioglimenti, assoluzioni o prescrizioni, la libertà d’espressione sarà solo una mera enunciazione in un Paese dai diritti sempre più oltraggiati e negati. Al prossimo 22 gennaio, dunque.