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I naufragi, l’accoglienza e mafia capitale

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Diciassette cadaveri alla deriva su un gommone, in mezzo al Mediterraneo. Diciassette cadaveri riversi a terra in mezzo a quell’acqua mista a benzina che li ha uccisi insieme al freddo e alla sete che hanno stordito anche i vivi, settanta vivi. Gli uomini della guardia costiera, ci pensano solo dopo a quello che trovano su queste barche che viaggiano verso l’Europa. E lo stupore, lo sgomento, arriva sempre dopo, quando tutti i vivi sono in sicurezza e si viaggia verso la terraferma. E gli sguardi si incrociano e le storie si possono raccontare. Vengono dal Ghana, dal Mali prevalentemente. Imbarcati su un gommone senza sapere cosa sia mare nostrum, cosa sia frontex, cosa sia triton. Sanno che se riescono a raggiungere la costa dall’altra parte del mare qualcosa troveranno e sarà comunque meglio di quanto avevano prima di partire. Dovremmo imparare a leggerla dall’altro emisfero la storia delle migliaia di morti nel mediterraneo per capire  bene cosa li spinge a rischiare la vita così tante volte prima di riuscire a raggiungerci.
Nel mediterraneo muoiono sempre per la stessa ragione, per superare quella linea di confine che si trova da qualche parte in mezzo alle onde. Imbarcarsi è il solo modo che hanno per superarla quella linea invisibile, anche se la stragrande maggioranza di loro avrebbe diritto ad avere un visto umanitario prima della partenza. Invece l’europa non li concede prima quei visti e li costringe a questa specie di gioco al massacro, una selezione innaturale che ha ucciso quattromila persone dall’inizio dell’anno.
Ora l’Italia ha chiuso mare nostrum e l’Europa ha ripreso a pattugliare e a proteggere i suoi confini e con il processo di Khartoum  ha scelto di mettersi intorno ad un tavolo con le dittature da cui scappano i rifugiati per fermare il flusso. Perché sono troppi, perché loro hanno tutto e gli italiani niente. Lo gridava da Tor Sapienza chi lanciava bombe carta e cercava di incendiare un centro di accoglienza per rifugiati. E il ministro dell’interno li giustificava dicendo che “l’eccesso di accoglienza alimenta il razzismo”. Ha detto lo stesso il presidente del consiglio: “l’accoglienza indiscriminata favorisce la xenofobia”. Ma quale è l’eccesso di cui parla Alfano e quale dovrebbe essere il discrimine secondo Renzi? Con mare nostrum sono arrivate 150 mila persone, il 70 per cento di questi scappava da guerra e dittatura e aveva diritto ad asilo e protezione internazionale. E poi settantamila sono andate via dall’italia. Significa che l’accoglienza nel nostro paese non è dignitosa, che in italia non è poi vero che “loro hanno tutto e noi niente”. È vero invece che non ha niente nessuno in questo paese dove l’immigrazione è una emergenza continua che nessuno ha mai cercato di governare come accade invece nei paesi del nord europa nei quali scappa chi sopravvive al mediterraneo. Ce lo insegna l’inchiesta sulla mafia capitale, ce lo insegna un vecchio fascista come Massimo Carminati che ha fatto la sua fortuna sulle emergenze di migranti, nomadi e senza casa. Si è accaparrato appalti milionari proprio grazie all’emergenza che consente di accedere agli stanziamenti senza gara d’appalto, naturalmente con la complicità di politici corrotti. Carminati dice entusiasta che “c’è grande richiesta perché c’è povertà”, e degli italiani sfrattati a cui trova casa con i finanziamenti pubblici dice: “non li caccerà via mai nessuno, perché c’è l’emergenza abitativa”. Dice così Carminati mentre ancora non si è spenta l’eco delle violenze di Tor Sapienza e non è cessata ancora neanche l’emergenza immigrazione. Mafia capitale non faceva nessuna differenza tra italiani e migranti e nomadi, erano tutti uguali, tutte occasioni per arricchirsi grazie alle emergenza che annullano i controlli e aprono la strada alla corruzione.
Le rivolte delle periferie contro i migranti dovrebbero concentrarsi sul vero nemico ora che l’inchiesta della procura di roma ci ha aiutato a vedere cosa succede.
Sarebbe un grande progresso. In mare, invece, abbiamo ricominciato come se nulla fosse successo, come se i naufragi di ottobre 2013 e tutti i morti che sono seguiti non ci fossero mai stati. Una regressione che ci riporta al controllo e alla protezione delle frontiere. E si continua a morire per una linea che nessuno riesce a vedere.

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