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La “morte inutile” di un eroe borghese?

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Che triste quel paese che ha bisogno di “eroi borghesi ammazzati”! Nella storia recente dell’Italia, purtroppo, l’elenco è lungo: si va dalle centinaia di sconosciuti eroi, uccisi nelle troppe “stragi di Stato”, ancora senza colpevoli certi, a quelli brutalizzati e gambizzati dalle Brigate Rosse, agli omicidi “su commissione” eseguiti dalla mafia, ma ordinati da alcuni “salotti politico-finanziari”:  Aldo Moro, Ambrosoli appunto, Falcone e Borsellino, tra i tanti.

Dal 1979 ad oggi, cioè da quando l’avvocato Ambrosoli è stato trucidato per la sola colpa di aver iniziato a scoprire gli intrecci perversi tra finanza laica, finanza vaticana, massoneria deviata, P2, mafia e ambienti governativi (il nucleo centrale dei cosiddetti “poteri forti” di allora), poco è cambiato. Gli anni Ottanta verranno ricordati per le stragi, le morti eccellenti come quella del generale-prefetto Carlo Alberto Dalla Chiesa (l’unico che era riuscito a collegare gli strani intrecci tra terrorismo, malavita organizzata, ambienti politici e massoneria deviata) e alcuni esponenti politici antimafiosi siciliani; ma anche per l’ascesa al potere del governo di Bettino Craxi. A Dalla Chiesa, come più tardi a Borsellino, furono fatti sparire i dossier, che avrebbero potuto squarciare “i veli dell’ipocrisia” sul potere deviato in Italia.

Anni di “allegre baldorie” a spese dello stato, Debito pubblico portato a livelli insostenibili ( dal 55% a ben oltre il 100%), il dilagare del “bubbone” poi in parte reciso dalle inchieste di Mani Pulite, con il sistema di Tangentopoli che si è spostato dagli interessi “pubblici” dei partiti a quelli “privati” di singoli rappresentanti della Casta.

Se il nostro paese è il più taglieggiato dagli affari disonesti che ogni anno contribuiscono ad erodere la ricchezza degli italiani, una ragione ci sarà, non solo politica, ma sociale, culturale ed etica: “L’onestà è un problema vero. L’Italia ha 60 miliardi di euro di corruzione, 180 di evasione, il falso in bilancio che non è reato, nessuna legge sul rientro dei capitali. Ma questo è il punto che non si vuole affrontare. Perché il governo su questo non fa i decreti? Perché non ha la stessa forza che ha messo sull’articolo 18? Sì, volevo porre la questione morale. I lavoratori sono la parte onesta e c’è una parte disonesta del Paese contro cui non si interviene. Chi è onesto non conta nulla e si fanno leggi che continuano a garantire ai disonesti di fare i disonesti.”. L’accusa recente al governo Renzi da parte del leader della Fiom, Maurizio Landini, pone la “domanda delle domande”: perché i governi che si sono succediti dall’epoca di Tangentopoli in poi (dal 1992, vero “Anno orribile” con il primo grande crac finanziario dello Stato) non sono riusciti a contrastare in questo ventennio un simile cancro, che erode le risorse pubbliche, taglieggia le tasche delle famiglie italiane, crea tensioni sociali e acuisce il fenomeno della disoccupazione e del declino economico dell’Italia?

A quei 240 miliardi l’anno vanno poi aggiunti altri 150/160 miliardi che secondo le stime internazionali sono generati dai proventi della malavita organizzata, dentro e fuori i nostri confini, compresi anche le esportazioni illegali dei capitali. 400 miliardi di euro ogni anno, “lavati” e riciclati nella finanza d’arrembaggio, che nessun governo ha mai cercato di intercettare.

I “Sepolcri imbiancati” del sistema economico-finanziario non si toccano!

E le leggi dei vari governi, anzi. impediscono il perseguimento dei veri disonesti. “Depenalizzazione del falso in bilancio, accorciamento dei tempi di prescrizione, assenza di una fattispecie di autoriciclaggio rendono spuntate le armi della magistratura e deboli le aspettative di sanzione per i corrotti. Ogni tangente pagata richiede una provvista in nero per generare le somme da versare, e quindi una contabilità infedele. E ogni tangente raccolta viene poi reinvestita dal corrotto. Se il falso in bilancio non blocca il primo passaggio e il reato di autoriciclaggio non sanziona il secondo, il meccanismo corruttivo risulta ben oliato. E non è certamente scoraggiato dalla remota possibilità che una indagine della magistratura riesca a concludersi nei diversi gradi di giudizio prima della tagliola della prescrizione.  La recente riforma Severino, pur avendo introdotto alcune innovazioni importanti, non ha intaccato questi fattori”. Questa l’analisi sconfortata dell’autorevole sito “La Voce.info” nel febbraio scorso.

Ambrosoli fu davvero un eroe del nostro tempo, perché da solo, avversato dai “poteri forti” (tranne la leadership della Banca d’Italia, che ne pagò il conto a causa di una magistratura romana “addomesticata”) riuscì a scoperchiare quei “sepolcri bianchi”. Ma fu tutto vano! D’allora ad oggi, quell’amalgama è ancora in funzione e determina in maniera opprimente la nostra debole democrazia, fuori da qualsiasi regola di un sistema capitalistico maturo.

Da qui la diffidenza nei confronti dell’operato dei nostri governi da parte dei mercati internazionali e delle maggiori istituzioni , dall’Unione Europea, all’ OCSE, al Fondo Monetario, eccetera. A proposito, poi, dell’improvvida sortita dell’attuale capo del governo sugli  “imprenditori eroi dei nostri giorni”, qualcuno del suo staff dovrebbe ricordargli che furono proprio loro (Confindustria in testa e Confcommercio al seguito) a contrastare con forza e con manifestazioni pubbliche, negli anni Novanta, il nostro ingresso nell’Euro e a chiedere un sistema fiscale meno incisivo per loro. Unici in Europa, quegli stessi piccoli, medi e grandi imprenditori euroscettici che sono ancora tutti ai loro posti “di comando”, e qualcuno addirittura “promosso” ad incarichi pubblici.

La memoria storica serve, specie a chi ha in mano le sorti del paese, per non ripetere gli errori del passato e far avanzare il paese nel futuro con discernimento ed equità.


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