Tre donne secondo me vengono prima. Prima della soap opera quotidiana. Parlo di Fabiola Gianotti: è stata nominata direttore generale del CERN. Guiderà migliaia di donne e uomini di scienza. È un simbolo, ma anche la punta di un iceberg. Io vedo un’Italia capace di farsi valere nel mondo. Del livello della Gianotti o soltanto di chi ha vinto una borsa di studio, o ha presentato e persegue all’estero un progetto innovativo. È questa la nuova borghesia che, sola, può far rinascere l’Italia. Assieme a donne e uomini che sono rimasti nel nostro paese, ma con la testa al mondo. Donne e uomini che si sono ingegnati per esportare made in Italy, che, nel loro campo, si confrontano con il resto del mondo, che studiano e riflettono sulla grande rivoluzione in corso. Ecco, io penso che questa sia la sfida della complessità, la sfida che la sinistra dovrebbe lanciare al vecchio innovatore che riempie di sé le prime pagine. Perché non serva sperare – come fanno Renzi e Hollande- nella fine rapida di una crisi (che non è) ciclica. Né puntare sul risveglio degli spiriti animali del Capitalismo: salari più bassi e meno tasse per tutti. La sfida è liberare la classe dirigente dall’istinto che l’ha portato a trasformare il plus valore in rendita. Liberarla da una politica provinciale, avvezza ai comitati d’affare.
La seconda donna è Ilaria Cucchi, che con la tristezza negli occhi e il volto provato ha detto: “abbiamo vinto noi e ha perso lo Stato”. Ilaria da anni si batte contro la menzogna. Suo fratello Stefano è entrato vivo in carcere e ne uscito morto. Il corpo pieno di ecchimosi, ammazzato. “È morto, lascia perdere”. “Era tossicodipendente, in fondo se l’è cercata”. Ilaria e la sua famiglia hanno detto no! Anche a Reyhaneh Jabbari i giudici iraniani avevano offerto uno scambio: “tu dici che non sei stata stuprata, noi non ti mandiamo dal boia”. Ha scelto di morire per non piegarsi all’ipocrisia del regime. Ilaria ha vinto e quelli che scrivono il contrario, e insinuano che anche la famiglia ha le sue colpe – e quando mai non ne ha- sono i veri, orribili, maschi che odiano le donne, perché temono che cambino il mondo.
La terza è Brittany Maynard che ha messo fine all’agonia senza riparo per quel cancro che aveva nella testa. Non c’è dignità nella morte, ammonisce la Pontificia Accademia della Vita. Li capisco: se la vita è un dono di Dio non la si può rifiutare. Li capisco. Quando le merci contano più degli individui, l’eutanasia legale e facile potrebbe indurre qualcuno a sfruttarla per eliminare come “prodotti di scarto” esseri umani non più efficienti. Però la parola “dignità”, è stata usata a sproposito. Indegno è il martirio di una vita sgretolata dal dolore e trattenuta dalla tecnica. Se Gesù ha scelto la croce è perché era troppo pesante pe run normale essere umano. E allora, “chi sono io per giudicare?” Davanti allo “scandalo” – e certo Brittany ha attirato i riflettori- la Chiesa ha paura e torna un’antica, anacronistica ipocrisia.
Quanto al combattimento dei galli, fresco di giornata, la Stampa scrive: “Scintille tra UE e Renzi”. Repubblica: “Junker gela Renzi. Allarme conti. Non siamo una banda di burocrati”, Corriere: “Junker sferza Renzi: è scontro”. Che cosa è successo? Renzi ha spiegato, ai gruppi parlamentari e a Ballarò, che si è trattato di una “mossa” politica. Junker, cogliendo l’assist del capogruppo PPE al Parlamento europeo Manfred Weber, ha voluto assestare un colpo non tanto a lui quanto a tutti agli euro socialisti. Possibile. Ma lo schiaffo in faccia Renzi lo ha preso anche perché è stato scoperto il suo gioco furbo: sto con un piede dentro e uno fuori dall’Europa, concilio ma faccio il duro ad uso interno, sto con Cameron ma anche con Hollande. Questa classe dirigente di destra che guida l’Europa ha obiettivi e ideali modesti, ma sa fare politica, è dorotea ed è spietata.