Quando si dice ‘casca proprio a fagiolo!’. Dopo Henri Cartier-Bresson, già da qualche settimana in mostra all’Ara Pacis, da domani a Roma ci saranno anche le fotografie di altri due grandi, grandissimi, della camera oscura. Gianni Berengo Gardin e Elliott Erwitt ci faranno viaggiare attraverso “Un’amicizia ai sali d’argento”. E non ci sono solo le foto storiche di Marilyn, del Che, di Kennedy, delle romaniche colline toscane e di toccanti (alcuni esilaranti) scatti rubati a baci, balli e momenti di vita quotidiana. Alla mostra allestita presso l’Auditorium Parco della Musica (oggi aperta in anteprima per la stampa alla presenza di Berengo Gardin) ci sono anche gli ultimi due lavori dei grandi artisti. Sempre in bianco e nero, ovvio. Sempre ai sali d’argento. Ma con un effetto che lascia un po’ disorientati addosso al brutto paesaggio delle navi da crociera che invadono Venezia.
Gianni Berengo Gardin ha infatti messo in fotografia una denuncia ambientale sullo scempio del paesaggio fatto dalle grandi navi nel capoluogo veneto. Una denuncia, a mio parere, resa ancora più efficace dalla sequenza studiata dalla mostra. A questa sezione, infatti, si arriva dopo essere stati immersi in paesaggi mozzafiato e aver sciolto lo sguardo in quel romanticismo tipico del bianco e nero, in quella sua profondità, quel senso di sospensione e di eternità che ricerchiamo ancora oggi quando decidiamo di desaturare le nostre foto per renderle più belle, più importanti. Ma le navi da crociera no. Per di più a Venezia proprio no. Quelle rimangono un pugno in un occhio sempre. Anzi, forse il bianco e nero rende la bruttezza di questo ignobile accostamento ancora più evidente.
L’ultimo lavoro di Elliott Erwitt è invece un progetto su commissione dedicato alla Scozia, dove alle immagini più familiari del Paese si accostano degli scatti inaspettati (ma probabilmente non così insoliti da cogliere). C’è il suonatore di cornamusa che si esibisce in un paesaggio mozzafiato ma…ecco lo sgabellino con relativo cestello e scritta “thank you”. Così come il cane che salta, sguazzando, in un lago immerso nel quieto contesto scozzese. Proprio ai cani Erwitt dedica una serie di scatti davvero spassosi, ricercando pose curiose e somiglianze che non possono non strappare un sorriso. C’è grande ironia tra i suoi scatti, ma anche profonda sensualità, così come acuta tensione (anche storica).
Italia e Usa (e non solo). Impegno e ironia, spettacolo e politica, colline e lavoratori. Due finestre sul secolo
scorso attraverso le lenti di due grandi fotografi, che hanno collezionato immagini storiche e irripetibili (alcune delle quali conosciamo benissimo, perché sono rimaste scolpite nell’immaginario comune, a testimonianza di alcune delle persone e dei momenti più importanti della storia).
L’ultimo lavoro di Elliott Erwitt è invece un progetto su commissione dedicato alla Scozia, dove alle immagini più familiari del Paese si accostano degli scatti inaspettati (ma probabilmente non così insoliti da cogliere). C’è il suonatore di cornamusa che si esibisce in un paesaggio mozzafiato ma…ecco lo sgabellino con relativo cestello e scritta “thank you”. Così come il cane che salta, sguazzando, in un lago immerso nel quieto contesto scozzese. Proprio ai cani Erwitt dedica una serie di scatti davvero spassosi, ricercando pose curiose e somiglianze che non possono non strappare un sorriso. C’è grande ironia tra i suoi scatti, ma anche profonda sensualità, così come acuta tensione (anche storica).
Italia e Usa (e non solo). Impegno e ironia, spettacolo e politica, colline e lavoratori. Due finestre sul secolo
scorso attraverso le lenti di due grandi fotografi, che hanno collezionato immagini storiche e irripetibili (alcune delle quali conosciamo benissimo, perché sono rimaste scolpite nell’immaginario comune, a testimonianza di alcune delle persone e dei momenti più importanti della storia).
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