Partenza ore 9.30 da Lodi, Crema, Paullo
Arrivo ore 13.30 a Pandino – Castello
Seguirà Concerto dei Ciapalacioca
La marcia si svolgerà anche in caso di maltempo
È possibile lavorare per la pace
Se domenica 5 ottobre ci ritroveremo in piazza S. Francesco a Lodi, per camminare 15 km verso Pandino è perché noi di Lodi Solidale crediamo di sì.
Crediamo che si possa ancora parlare di pace, anzi, proprio in questo momento storico, dominato dalla guerra, siamo convinti che esista l’opzione della pace, che mai come oggi sia necessario promuovere uno stile di vita, dei principi e delle azioni concrete orientate in una direzione opposta, verso il rispetto dei diritti umani, la legalità e la fraternità.
Non possiamo lasciare spazio all’ipocrisia o all’ingenuità, sappiamo bene che il percorso è tutto in salita, siamo consapevoli della necessità di ripensare e rinnovare il nostro impegno per la pace, di unire le forze e promuovere il più ampio coinvolgimento di ragazzi e ragazze, gruppi, associazioni e istituzioni.
La marcia del 5 ottobre, così come la Marcia nazionale Perugia-Assisi, saranno il simbolo di un cammino verso obiettivi precisi, indicati dalla Tavola della Pace, obiettivi tanto ambiziosi quanto essenziali per una convivenza pacifica; obiettivi che anche noi di Lodi Solidale condividiamo.
Fermiamo le guerre in corso e riconosciamo e attuiamo il diritto alla pace
Fermare la “Terza Guerra Mondiale” che di fatto è in corso, è compito e responsabilità inderogabile della comunità internazionale. Non con la guerra ma con la volontà politica, il dialogo, il disarmo, la vicinanza alle vittime, le istituzioni e gli strumenti della pace.
La pace è un diritto e un bene comune che richiede di essere riconosciuto, promosso, applicato e tutelato da tutti, ciascuno secondo le proprie possibilità e responsabilità, dalle nostre città, fino all’Europa e all’Onu.
Chiediamo lavoro non bombe; investiamo sulla pace e i diritti umani non sulla guerra
Le priorità della politica devono essere la lotta all’economia, alla finanza e all’illegalità che uccidono, alla disoccupazione, alle mafie, alle disuguaglianze, alla miseria e all’emarginazione. Smettiamo di costruire, comprare e vendere armi e costruiamo un’economia di giustizia, a servizio dei cittadini; un’economia che investa su risorse e istituzioni democratiche impegnate quotidianamente ad assicurare la pace, il rispetto di tutti i diritti umani per tutti e la giustizia.
Le risorse economiche che oggi vengono investite nelle istituzioni e negli strumenti di guerra devono essere investite nelle istituzioni e negli strumenti della pace. L’infrastruttura della pace e dei diritti umani deve partire delle nostre città.
Costruiamo la cultura della pace
Televisioni e in particolare la Rai servizio pubblico, radio, giornali devono essere strumenti di pace attenti alla vita reale delle persone e dei popoli. La cultura della pace e della fraternità deve prendere il posto della cultura di guerra e dell’egoismo oggi imperante. La scuola ha una responsabilità speciale e il suo ruolo deve essere sostenuto da tutti, cittadini, famiglie e istituzioni.
Da qualche anno a questa parte le marce territoriali per la Pace, ad imitazione della Perugia-Assisi, si sono moltiplicate in tutta la nostra penisola, questo ci incoraggia e ci spinge a continuare il nostro impegno.
Proseguiamo questo cammino, senza smettere di aprire i nostri occhi e osservare il mondo, senza smettere di indignarci per ciò che è ingiusto, scorretto e meschino, senza smettere di proporre l’opzione alternativa, la strada della pace.