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Insostenibile leggerezza del tweet. Il Caffè 13 settembre

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Matteo Renzi crede nel primato della politica e ritiene di essere il solo politico in grado di riportare l’Italia fuori dalla crisi e al centro dell’Europa. Non stupisce affatto, dunque, che reagisca con un tweet irritato alle prediche di Bruxelles e che, con un altro tweet, mandi a quel paese i magistrati che sembrano contestare le sue libere scelte, per il vertice dell’Eni e le candidature in Emilia Romagna.

La Stampa: “L’UE all’Italia. Subito impegni scritti per trattare sul deficit”. Corriere: “Crescita. Primo duello di Renzi con la nuova Commissione UE”. Repubblica: “Scatta il controllo UE sull’Italia. Subito lavoro giustizia e burocrazia”. Il Sole24Ore: “Ridurre le tasse sul lavoro, priorità dell’Euro Gruppo. Ancora Repubblica: “Emilia ed Eni. il premier contro i giudici”. Ancora Corriere: “Consulta, il giorno del caos. Catricalà ritira la candidatura, Forza Italia fuori controllo”. 

Europa. Ieri definivo la nuova Commissione  una “Panzer Commission”, oggi Federico Fubini spiega quanto la Germania tragga vantaggi dall’attuale politica economica. “Gli aiuti versati a Grecia, Irlanda, Portogallo e Spagna hanno aiutato anche le banche tedesche a uscire senza danni dal crollo di quelle economie”, scrive il giornalista per Repubblica. Gli istituti di credito tedeschi erano infatti esposti per 315 miliardi in Spagna, 240 in Irlanda, 51 in Portogallo e 41 in Grecia. E il 70% degli aiuti dati a quei 4 paesi non è stato sborsato da Berlino ma da altre capitali europee. Oggi, invece, le banche tedesche hanno quasi dimezzato la loro esposizione al resto del mondo, riducendola di 2000 miliardi di dollari”, mentre le famiglie in Germania “posseggono 4.700 miliardi che per l’80% sono collocati in depositi bancari, fondi pensione o Bond a cedola minima”. Per gli elettori tedeschi, un’inflazione che torni al 2%, (è l’obiettivo di Draghi) “comporterebbe una perdita di potere d’acquisto in termini reali di quasi 100 miliardi di euro: una sorta di patrimoniale pari al 3% del PIL tedesco ogni anno”.

Evidente il conflitto di interessi, almeno a breve termine, tra quel che conviene alla Germania (e ai suoi immediati satelliti) e quello che servirebbe all’intera aria dell’euro. La battaglia contro l’ostinazione germanica dovrebbe essere esplicita (magari provando a spiegare che l’opportunismo di Frau Merkel danneggerà, nel medio lungo termine, la stessa Germania. Serve a poco quel tweet “dalla UE non aspettiamo lezioni ma investimenti” e forse è pure un autogol, se, come è successo, la Commissione ci richiama alle riforme necessarie (contrasto della corruzione, riduzione del costo del lavoro) dopo mesi sprecati nella battaglia per smantellare il Senato per affermare l’infallibilità del Premier. 

Giustizia. Ho rivisto un film degli anni 70, “Milano calibro 9”: c’era un poliziotto fresco di studi che si proponeva di non perseguire più solo gli esecutori ma anche i mandanti, quelli ai quali il crimine conviene o che ne traggono profitto. Da 40 anni magistrati e, in parte, poliziotti svolgono un ruolo di supplenza: cercano di scoprire e perseguire le magagne delle elites (politiche, economiche, criminali) del Belpaese. 

A giusto titolo, Renzi dice: ora basta, è la politica che deve fare il suo, ci penso io. Ma ci sta pensando? Il Pd ha forse deciso di non candidare mai più chiunque appaia in conflitto di interessi perché legato a poteri locali o nazionali? O chi sia sospettato di aver gestito in modo allegro o superficiale il denaro pubblico? O forse che il governo abbia indicato, per le nomine, criteri chiari e procedure trasparenti? Non mi sembra che l’abbia fatto. Descalzi – lo si sapeva – era il vice di Scaroni, a cui si è dato il benservito, e Mauro Moretti, premiato con Finmeccanica, era lo stesso ad aver sfidato il premier per difendere l’entità del proprio stipendio. 

Quanto poi alla Consulta e al CSM, 7 votazioni sono andate a vuoto perché il Patto del Nazareno non riusciva a partorire l’uovo. Poi l’uovo è arrivato con dentro un politico di lunghissimo corso, come Violante, e un lobbista, di ancor più lunga lena, come Catricalà, nonché un sottosegretario dei governi Letta e Renzi direttamente catapultato, come vice presidente in pectore, a Palazzo dei Marescialli. 

Siamo sempre lì. Per vincere la battaglia in Europa serve una visione del futuro d’Europa. Per riaffermare in Italia l’autonomia della politica, bisognerebbe dimostrare di saper combattere le lobbies, i conflitti d’interesse, la corruzione che funziona in Italia come olio per ogni ingranaggio. Il Candidato Matteo Renzi mostra intenzioni e metodo di lavoro certamente apprezzabili, ma continua a non rispondere sul merito delle questioni. Insufficiente! 

Da corradinomineo.it


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