Centinaia di scuole sono ancora occupate dalle famiglie sfollate e le strutture non saranno in condizioni di ospitare l’inizio delle lezioni ancora per molto tempo. Save the Children sta fornendo spazi di apprendimento alternativi e informali, ma ridare ai bambini le loro scuole deve diventare una priorità per la comunità internazionale.
Centinaia di scuole sono ancora occupate da persone in fuga dalle violenze nel Nord Iraq e per questo più di mezzo milione di bambini perderanno l’inizio dell’anno scolastico. Solo nel governatorato di Dohuk sono circa 650 le scuole che sono ancora utilizzate per ospitare le famiglie sfollate durante l’estate. Questa la denuncia di Save the Children, l’organizzazione che dal 1919 lotta per salvare la vita dei bambini e difendere i loro diritti.
“Questi bambini sono fuggiti a violenze terribili e stanno vivendo in condizioni estremamente difficili. Per questo motivo è fondamentale dare loro una qualche forma di normalità e stabilità attraverso la scuola”, ha detto Tina Yu, Direttore di Save the Children Iraq. “Nonostante gli sforzi delle autorità, sia i bambini sfollati che vivono in queste scuole, che quelli che fanno parte delle comunità che li ospitano, rischiano di perdere molte preziose settimane di scuola rimanendo così penalizzati rispetto ai loro coetanei”
Anche dopo che le famiglie sfollate potranno abbandonare le scuole occupate, ci vorranno settimane per far sì che le scuole siano di nuovo in condizioni adeguate a far cominciare l’anno scolastico. Strutture, scrivanie e sedie sono stati in molti casi danneggiati per fare posto agli sfollati, e i servizi comuni, come ad esempio i servizi igienici, sono in condizioni inadeguate.
Save the Children ha realizzato spazi alternativi dedicati all’apprendimento dei bambini iracheni sfollati, di quelli delle comunità ospitanti e dei bambini profughi siriani fuggiti dal loro paese a causa del conflitto, che potranno essere utilizzati fino al ripristino delle strutture scolastiche. A questi si aggiungono anche ulteriori spazi dedicati alle attività educative informali e di gioco. In questo modo i bambini hanno comunque la possibilità di apprendere e socializzare anche in assenza dell’ambiente scolastico tradizionale, che deve però essere ripristinato nel più breve tempo possibile.
“L’educazione di questi bambini, che hanno già vissuto un dramma che nessun bambino dovrebbe mai sopportare, deve diventare una priorità assoluta per tutta la comunità internazionale”, ha detto Valerio Neri, Direttore Generale di Save the Children Italia.
L’Organizzazione, che opera da 23 anni in Iraq, basata a Erbil, Dohuk, Sulimaniyah e Bassora, è impegnata nella risposta alle esigenze dei bambini e delle famiglie in tutta la regione del Kurdistan iracheno e in tutte le comunità più colpite nel nord e nel centro del Paese. Dall’inizio dell’emergenza ha già aiutato più di 145.000 iracheni sfollati, tra cui 79.000 bambini.