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Sotloff, Foley e migliaia di altri: le vittime dei crimini di guerra dello Stato islamico

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La decapitazione del giornalista statunitense Steven Sotloff da parte dello Stato islamico è l’ultimo di una serie di crimini di guerra commessi dal gruppo armato in Siria e Iraq. Quest’anno centinaia, se non migliaia, di persone sono state uccise in modo sommario in Siria e Iraq: appartenenti a minoranze etniche e religiose, soldati, poliziotti e giornalisti. Il 24 agosto circa 150 soldati dell’esercito di Damasco sono stati uccisi dallo Stato islamico quando ha assunto il controllo della base aerea di Taqba, nel nord-est della Siria. Decine di altri siriani, bambini compresi, sono stati uccisi in pubblico per aver commesso tutta una serie di “reati”.

In Iraq, quasi 800 soldati sono stati messi a morte in modo sommario a Tikrit, passata nelle mani dello Stato islamico a giugno. Rapimenti, uccisioni, devastazione di luoghi di culto cristiani e di altre minoranze religiose hanno segnato anche la conquista di Mosul. Con una parte di territorio del nord dell’Iraq sempre più ampia sotto il suo controllo, la pulizia etnica dello Stato islamico ha avuto effetti sempre più devastanti sulla popolazione. Ad agosto, centinaia di civili yazidi sono stati uccisi in modo sommario in due villaggi della regione di Sinjar. Centinaia di migliaia di civili hanno lasciato la zona.

L’uccisione di Sotloff e quella del 19 agosto di James Foley rendono ancora più urgente assicurare il rilascio delle persone ancora tenute in ostaggio dai gruppi armati islamisti in Siria e Iraq. Sono decine, tra cui giornalisti siriani e alcuni cittadini stranieri come padre Dall’Oglio e probabilmente le due volontarie italiane Vanessa e Greta.

Il barbaro assassinio dei due giornalisti statunitensi è infatti solo la punta dell’iceberg delle sconvolgenti atrocità commesse dallo Stato islamico, di molte delle quali veniamo a conoscenza dalla stessa fonte primaria, ossia dai truculenti filmati che girano in Rete. Questi filmati hanno un evidente scopo di proselitismo e propaganda. Rischiano di alimentare l’islamofobia attraverso una scorretta identificazione tra Stato islamico e Islam o di spingere altri ragazzi a partire dall’Europa per aggiungersi alla “causa”. Due buoni motivi per smetterla di mostrare queste immagini.
Martedì sera tutti i portali d’informazione, così come Twitter e Facebook, mostravano lo stesso fotogramma: Sotloff in ginocchio, in tuta arancione, e dietro di lui il tagliatore di teste in procinto di agire. Per trovare una foto diversa di Sotloff ci sono volute ore…


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