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Ronaldo chi? L’altro modo di Enzo Baldoni per raccontare le guerre

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Sono i giorni più feroci della crisi di Timor Est: milizie e soldati indonesiani uccidono a colpi di machete, uomini, donne e bambini. Enzo Baldoni riesce a raggiungere il bunker che ospita Xanana Gusmao, leader del Fronte di liberazione di Timor Est, 16 anni di guerriglia nella giungla e otto di carcere duro nelle prigioni indonesiane. Parlano degli scontri, della situazione politica, del disinteresse della comunità internazionale per il dramma di Timor Est. Finché è Gusmao a fare una domanda a Baldoni: «E di Ronaldo, si sa niente?». Il giornalista si trova spiazzato, fruga nella memoria, nulla. Ma è proprio del calciatore dell’Inter che il leader dei guerriglieri vuole sapere: «Ronaldo, pare che abbia dei problemi ai muscoli, chissà se giocherà contro il Parma domenica». Ecco Enzo Baldoni: un altro modo di raccontare le guerre, dall’interno, anche dalle piccole cose, un giornalismo capace di «empatia».

Difficile classificarlo, ridurlo in un modello. Nella loro drammaticità spesso i reportage di guerra finiscono per essere conformisti, quando non si limitano a riportare i comunicati delle forze armate. Baldoni prendeva altre strade e per questo era guardato con sufficienza  o con fastidio. Ancora oggi, a dieci anni di distanza, quando la vedova lancia accuse precise, persino alla Croce Rossa, nessuno ha il coraggio di raccoglierle.

James Foley, Simone Camilli, Enzo Baldoni, tre modi diversi per raccontare le guerre. Ma a Baldoni neppure in morte è stato tributato il rispetto che meritava. Forse perché chi gioca fuori dagli schemi fa paura anche quando non c’è più. Ma il suo insegnamento resta. E anche il suo coraggio. Pure a livello personale, come quando ha trovato la forza di raccontare e far raccontare a sua figlia Gabriella le molestie sessuali subite da parte del cugino più grande, quando lei era ancora una bambina. Un esempio prezioso per tante donne e per tante famiglie su come affrontare il dramma della pedofilia.

Ironia della sorte. Gusmao, congedandosi da Baldoni gli confessa: «La prima cosa che cercherò di realizzare quando Timor Est allaccerà rapporti ufficiali con l’Italia sarà una partita Inter-Timor Est. Diglielo a Moratti». Chissà cosa pensa oggi e come sorriderebbe con Baldoni del fatto che l’Inter è finita nelle mani dell’indonesiano Thohir.


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