L’arrivo di imbarcazioni cariche di minori stranieri non accompagnati in Sicilia ha spinto i media a dare attenzione, più di una volta, ai profughi più giovani. Il fenomeno, tuttavia, non è nuovo. Sono bambini o adolescenti stranieri arrivati qui da soli, circa 9mila nel 2011-2012 , stando al quinto rapporto Anci-Cittalia; il 98,4% in più rispetto al passato (Rapporto Cittalia_Anci_MSNA). Arrivano per lo più da alcuni paesi africani, dall’Afganistan e dal Bangladesh e a partire dal 2013 anche il numero di giovanissimi siriani giunti soli in Italia è aumentato.
Alcuni arrivano qui senza sapere quale sarà il prossimo passo, altri già sanno che vogliono raggiungere il Nord Europa. C’è chi spera nel ricongiungimento familiare con i parenti già arrivati nel vecchio continente e chi invece ha lasciato ogni punto di riferimento affettivo nel paese di origine. Una parte di loro viene assorbita dal sistema di accoglienza italiano e fino al compimento dei 18 anni di età gode dei diritti di qualsiasi altro ragazzo privo di una famiglia; altri tentano di sfuggire all’identificazione per raggiungere la tappa europea successiva. I rischi, per loro, non finiscono una volta toccate le coste italiane.
«Qui trovano due italie: una che li accoglie e li conforta. Un’altra che vuole approfittare della loro ingenuità», leggiamo nel sommario dell’articolo pubblicato ad «Il Venerdì di Repubblica», firmato da Antonio Corbo. L’autore entra in un centro che accoglie i minori stranieri non accompagnati a Pozzallo per raccontare quali sono i pericoli affrontati da questi ragazzi: dal viaggio, raccontato direttamente dai protagonisti, al rischio di imbattersi, una volta arrivati in Italia, in chi è pronto a sfruttarli.
Qui l’articolo di Antonio Corbo: «Cacciatori di bambini»