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La riforma della Giustizia guardi all’Europa

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La recente riunione  tra il ministro Andrea Orlando e le associazioni  antimafia e di impegno sociale ha evidenziato alcune criticità che vanno risolte prima di cominciare a cambiare il sistema giudiziario.  Tenendo soprattutto conto che sicurezza e legalità sono fondamentali per la crescita del Paese. Le mafie, l’illegalità e la corruzione diffuse limitano la democrazia, il mercato e lo sviluppo.

L’altro ieri, il Ministro di Grazia e Giustizia Andrea Orlando ha voluto sentire sulla Riforma della giustizia le associazioni antimafia e tra queste il Centro Pio La Torre. Iniziativa apprezzata da tutte le associazioni presenti e considerata un oggettivo riconoscimento del loro ruolo di vigilanti della democrazia e della legalità.

Sicurezza e legalità sono fondamentali per la crescita del Paese. Le mafie, l’illegalità e la corruzione diffuse limitano la democrazia, il mercato e lo sviluppo. Anche per tale motivo il Centro La Torre, forte della trentennale ricchezza delle sue iniziative sociali e culturali,  ha voluto ribadire che la Riforma della Giustizia, essendo un volano di democrazia, deve essere uno degli assi fondamentali dell’azione di tutto il governo.

Crescita, sviluppo e legalità non sono separabili nemmeno dal contesto europeo per la transnazionalità  delle mafie e della criminalità economica .

Perciò occorre una Riforma non “ad personam”, condizionata dal destino personale di B., ma “ad societatem”, per rendere velocemente giustizia civile, amministrativa, penale a tutti i cittadini, con maggior riguardo per i più deboli. Anche per questo abbiamo evidenziato la contraddizione, con tale obbiettivo, della riduzione del gratuito patrocinio e dell’aumento del contributo unificato che rende più difficoltoso il ricorso al processo ai soggetti meno abbienti.

Invece abbiamo apprezzato la proposta del Processo civile telematico e dell’ufficio del processo di supporto al giudice che va accompagnato da un progetto di rafforzamento, specializzazione e qualificazione del personale pertinente e dello stesso giudice. In questo contesto abbiamo chiesto al ministro chiarimenti sul progetto annunciato sul riordino dei Tar e di tener in debito conto delle esigenze territoriali.

Per la giustizia penale abbiamo riproposto l’improcrastinabilità del superamento delle criticità  già segnalate  del  Codice Antimafia:  dalla contraddizione tra i tempi lunghi del processo e quelli brevi della prescrizione , dalla sospensione dalla candidabilità a cariche pubbliche e elettive dei soggetti rinviati a giudizio per reati sia di mafia che di corruzione. Inoltre, dall’estensione ai corrotti della confisca dei beni , proventi di reato, al perfezionamento dell’ associazione di stampo mafioso per le criminalità economica e alla specializzazione del giudice preposto al contrasto delle mafie e delle criminalità organizzate. Ciò è correlato all’azione chiesta al nuovo Parlamento europeo e alla Presidenza italiana del semestre europeo per re-insediare la Commissione antimafia, istituire la Procura europea antimafia, introdurre il reato di associazione mafiosa nella legislazione dei paesi membri.

Per quanto riguarda l’Italia, devono essere superati i ritardi nella riorganizzazione dell’Agenzia dei beni sequestrati e confiscati  e del Fug(fondo unico della giustizia). Per la prima bisogna garantire  il potenziamento della struttura e della governance democratica con la partecipazione delle associazioni antimafia, degli enti locali e delle competenze economiche e finanziarie e la subordinazione alla pertinenza della Presidenza del Consiglio. Per il secondo occorre rimuovere le cause dei gravi rilievi mossi dalla Corte dei Conti sulla incongruenza della gestione delle liquidità finanziarie e dei titoli sequestrati e confiscati. Di 3411 milioni di euro solo 1283,7 sono stati versati ai pertinenti capitoli del bilancio dello Stato e dei ministeri di giustizia e dell’interno, come ha avuto modo di scrivere sul nostro sito (www.piolatorre.it)    Teresa Monaca.

Tra rendicontazioni non effettuate dagli amministratori  giudiziari alle liquidità non volturate sino a fondi sequestrati oltre trent’anni fa ancora non confiscati, viene fuori uno spreco di possibilità finanziarie e una incapacità di utilizzazione. Le risorse del Fug, come sosteniamo da tempo, possono invece essere usate come fondo di garanzia, preservando tutti i diritti dei terzi fino alla confisca definitiva, per la prosecuzione dell’attività produttiva  delle aziende confiscate e per gli investimenti delle gestioni sociali dei beni assegnati, per l’ulteriore qualificazione del personale amministrativo e giudiziario. Abbiamo dato atto dei passi in avanti ottenuti con le modifiche al 416 ter nella maggiore consapevolezza  del peso delle mafie nell’economia e nella politica, ma essa va completata da una rigida regolamentazione del conflitto d’interesse, dalla maggiore incisività della legge anticorruzione e dall’introduzione del reato di autoriciclaggio e del falso in bilancio.  Per quanto riguarda le proposte delle Commissioni Garofali e Fiandaca, complementari tra di loro, vanno trasformate in proposte di legge sulle quali il Ministro si è impegnato a riferire in un prossimo incontro.

Infine il Ministro ha proposto di istituire una giornata nazionale per la memoria delle vittime di mafia, il 21 marzo. Noi ci siamo dichiarati d’accordo purché l’istituzionalizzazione riconosca a tutte le associazioni antimafia , sia di cultura laica sia religiosa sia familiare, pari rappresentatività.

Ma attenzione: lo spirito di solidarietà laica, come quello religioso che recentemente sta facendo notevoli progressi con Papa Francesco, nella storia dell’antimafia ha costituito, per molto tempo solitario, una barriera democratica che non va dispersa con l’istituzionalizzazione della memoria.


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