Un altro imprenditore campano è accusato da alcuni anni di essere in rapporti fraterni e di affari con il clan più potente della regione e forse dell’intero Mezzogiorno: il clan dei casa lesi che ha tra i suoi capi, tutti e due assicurati alla giustizia, Antonio Iovine , Luigi Guida e Michele Zagaria, oggi tutti e tre pentiti e in grado di raccontare molti particolari sulle amicizie coltivati da quei camorristi , molto legati ad appalti milionari e in grado di gareggiare con organizzazioni più potenti quali sono la ‘ndrangheta calabrese e la Sacra Corona Unita, che, di recente, è stata protagonista di un forte ritorno sulla scena. L’imprenditore è- da quasi vent’anni- un parlamentare di Forza Italia, è stato già presidente della provincia di Napoli e si chiama Luigi Guida.
Luigi Cesaro nel 2004, con i suoi fratelli Raffaele e Aniello,si sarebbe messo d’accordo con il boss Luigi Guida per ottenere, come “impresa di riferimento” del clan, due appalti banditi dal comune di Lusciano. In cambio, il clan avrebbe ricevuto il 7 per cento sull’importo dei lavori. E’ il caso di notare che Luigi Cesaro è uno degli ultimi fedelissimi di Silvio Berlusconi. E quindi, dopo le chiacchierate di Emilio Fede sui conti disseminati in giro e riferibili a Marcello Dell’Utri, si tratta di un colpo particolarmente grave per i vertici di Forza Italia come per l’ex cavaliere. L’ex imprenditore dello smaltimento dei rifiuti, Gaetano Vassallo che- tra l’altro- ha accusato di recente Nicola Cosentino, l’ex sottosegretario all’Economia degli ultimi governi Berlusconi in carcere dal 3 aprile 2014, racconta di un incontro tra boss del clan dei Casalesi durante il quale arrivò anche Cesaro. “Gigino, ma tu sei un onorevole che cosa ci fai qui?” gli avrebbe chiesto, addirittura incredulo, Vassallo e il deputato avrebbe replicato con un gesto della mano:” Mi fece cenno di stare in silenzio” gli avrebbe detto. Il pentito Luigi Guida conferma l’incontro di cui si parla ma, in un primo tempo indica Raffaele e non Luigi Cesaro come partecipante a quella riunione.
Vassallo peraltro definisce il deputato come uno che “si siede al tavolo con i camorristi” e sostiene che, in passato, avrebbe comprato voti a Sant’Antimo consegnando agli elettori mezza banconota da cinquantamila vecchie lire prima delle elezioni e l’altra mezza dopo il voto. Il precedente che ricordano gli inquirenti (e forse anche alcuni giornalisti che lavoravano in quegli anni)sono i rapporti che, a metà degli anni Ottanta, Cesaro avrebbe avuto con esponenti della nuova camorra organizzata di Raffaele Cutolo. Agli atti in atti dell’indagine in corso, c’è una intercettazione del 2010 di un colloquio nel carcere di Ascoli Piceno fra Raffaele Cutolo e la nipote. La ragazza appare preoccupata perché il fratello non riesce a trovare lavoro. Il vecchio boss le suggerisce di chiedere alla zia Rosetta, altra esponente della camorra campana:” Devi dirle-avrebbe detto testualmente-di andare dal mio avvocato di Sant’Antimo. Cesaro.” E questa è un riferimento pericoloso, come è immaginabile, per il deputato del quale è stato chiesto proprio ora l’arresto.