Sono scenari da incubo quelli che si stanno determinando nell’area siro-irachena. Prima apocalisse: una marea umana di profughi e rifugiati, certamente più di dodici milioni di esseri umani. Un dato mostruoso, che può consentire anche di ridisegnare la composizione sociale di un pezzo decisivo di mondo arabo.
Seconda apocalisse: per la prima volta da 2000 anni Mossul non ha un cittadino cristiano. Un fatto socnvolgente che spiega cosa significhi l’apocalise precedente, la possibilità che si ridisegni la composizione sociale di quel pezzo di mondo arabo. E’ questo il risultato della follia di coloro che sono corsi festanti all abbraccio mortale con Assad?
Terza apocalisse: la pistola in vendita -al baghdadi- non ha più bisogno di vendersi. Dopo essersi imposto come assassino della primavera nell’assurdo silenzio dell’Occidente, pagato da siriani e iraniani, al Baghdadi ha colto l’occasione per conquistare Mossul, alleandosi con i clan locali fedeli ai regimi del Golfo. Portare le case regnanti del Golfo e la popolazione sunnita irachena alla disperazione, i primi perchè quasi consegnati all’egemonia khomeinista e i secondi perchè triturati nell’allucinante silenzio Usa dal khomeinista Maliki, ha prodotto questo risultato. Ora al-Baghdadi può giocare una agghiacciante partita globale e nessuno è in grado di immaginarla nella sua compiutezza. Certo mai come oggi si capisce cosa intenda il professor Paolo Branca quando scrive che esiste un Islam pericolo più che un pericolo Islam. Ma che sia in pericolo una grande religione è un incubo.
Quarta apocalisse: nella pazzesca indisponibilità a capire, rischia davvero di concludersi l’epoca del cristianesimo orientale, e così rischiano di sparire gli stati.
Forse l’ultima apocalisse sarà il tentativo di risolvere tutte queste apocalissi mediorientali con una Grande Yalta regionale, nella quale vigerà la legge orribile del “cuius regio eius religio”. Possibile? Per evitare che il mondo arabo abbracci la modernità si lascerà che torni il Medio Evo?