di Nando dalla Chiesa
Milano va allegra verso l’Expo. Preoccupata solo di non finire i padiglioni e le altre strutture in tempo. Finire, sbancare, tirar su, costruire. Così per arrivare al traguardo ha messo nel conto che si possa chiudere un occhio sulla legalità. Sono stati annunciati protocolli invulnerabili, si sono celebrate strette di mano a quattro in nome di un evento mafia-free, si sono accumulate le dichiarazioni ufficiali per rassicurare l’opinione pubblica. Ma al tempo stesso la città che conta volta la faccia dall’altra parte. Per non vedere, per non sapere. E’ venuto fuori un grumo di corruzione grande come una montagna e il commissario straordinario di Expo, Giuseppe Sala, che vi ha visto coinvolto il proprio braccio destro Angelo Paris, non ha trovato di meglio – di fronte alla cupola dei Frigerio e dei Greganti collettori di tangenti – che chiosare che “si tratta di una cupoletta di pensionati della prima Repubblica”. E’ già stato tutto rimosso. Un episodio, si dice, in un tessuto sano: Paris, il numero due di Expo, era un ambizioso che ha perso la testa. Eppure quando chiedeva favori si rivolgeva a un sistema, non a una persona. Non chiedeva soldi a un singolo imprenditore, ma garanzie sulla sua carriera, sul suo ruolo alla fine dell’Expo. Che solo un sistema di favori a metà tra pubblico e privato poteva assicurargli… continua su liberainformazione.org