Solo se i tuoi errori li paghi in privazioni, imparerai a non ripeterli.
Se scaviamo sotto al dibattito europeo tra flessibilità e austerità, emerge questa “pedagogia della sofferenza”, che gli stati del nord Europa vogliono impartire a quelli del sud, per renderli virtuosi, cioè come loro.
Il cuore del dibattito è quindi molto più culturale che politico.
E vede la riproposizione in economia del confronto tra un approccio educativo che pone al centro della maturazione la catarsi del castigo, contro una visione del cambiamento fondata sulla consapevolezza dell’errore, rinforzata dall’offerta di nuove opportunità.
Quando Renzi chiede alla Merkel flessibilità nei modi del rientro dalla crisi o almeno nei tempi, in realtà chiede una deroga culturale, non finanziaria. E questo complica notevolmente le cose, perché è a suo modo uno “scontro di civiltà”.
Quello che ancora impedisce la fiducia reciproca tra stati e quindi la saldatura politica della UE
Per arrivare ad un’Europa veramente unita, si dovrà lavorare molto allo smantellamento controllato dei pregiudizi.
Che vedono l’Italia un posto ideale per le emozioni, pessimo per le negoziazioni.
Ma noi dobbiamo fare la nostra parte, riconoscendo con chiarezza un’intersezione centrale tra cultura e politica : la responsabilità è di sinistra, il vittimismo di destra.
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