Ma secondo uno studio i rendimenti sul ‘search’ sono negativi
Dollari per la stampa, decimi per il web e centesimi per il mobile. In sintesi estrema è questo il principale problema che si trova davanti il giornalismo contemporaneo. Almeno secondo Megan McArdle, che su Bloombergview descrive lo stato del settore dal punto di vista della pubblicità.
Il giornalismo – spiega – è quello che gli economisti chiamano ‘’mercato a due campi’’. Le aziende editoriali vendono a te informazione e intrattenimento e poi vendono te agli inserzionisti. Al di fuori di alcune pubblicazioni specializzate, gli abbonamenti non hanno mai coperto i costi di produzione di quotidiani e riviste. Nei fatti, coprono a stento le spese di stampa e spedizione. Il lavoro giornalistico è stato sempre pagato dagli inserzionisti pubblicitari.
Il Web ha ridotto i costi di distribuzione del prodotto, ma non ha fatto molto per cambiare il costo della raccolta e produzione dell’ informazione. Oh, certo, c’ era del grasso nel settore, accumulato durante i periodi di abbondanza; e ora ovviamente non è come al tempo delle note spese in liquori che venivano liquidate a Time. Ma cercare, ricostruire e scrivere storie richiede ancora una sorprendente quantità di tempo e denaro. I lettori sono sempre sbalorditi quando spiego quanti sforzi richiede un solo servizio di 2.500 parole.
Il problema è che i dollari della pubblicità si stanno riducendo. Non possiamo pagare per la pubblicità Web quanto si usava pagare per quella sulla stampa. Un decennio fa – spiega McArdle, che ha lavorato per diverse testate Usa e ha fondato il blog Asymmetrical Information -, quando sono entrata nel giornalismo professionale e ho cominciato a discutere seriamente del suo futuro finanziario, c’ era una ragionevole prospettiva che, alla fine, la pubblicità digitale avrebbe avuto un valore maggiore di quella su carta: si poteva renderla fortemente mirata, dopo tutto, e misurarne gli effetti. Non appena avessimo realizzato dei prodotti pubblicitari digitali migliori ed educato gli inserzionisti, in teoria saremmo stati più in forma che mai.
Questa teoria, ahimè… continua su lsdi.it