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Napoli, ambulante senegalese fermato e picchiato in caserma

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Fermato nel corso di un’operazione anticontraffazione sarebbe stato preso a pugni da un agente. E’ accaduto ad un venditore ambulante nel capoluogo campano. Nesta, avvocato Arci Immigrati:“Fermato al bar, portato in caserma e percosso”

NAPOLI – Picchiato in caserma, solo perché voleva rispondere al cellulare. È successo ieri a Napoli a Magnane Niane, classe ’67, senegalese, venditore ambulante, fermato mentre era in un bar, nel corso di un’operazione anticontraffazione e antiabusivismo della Guardia di finanza. Secondo la ricostruzione del presidente della comunità senegalese a Napoli, Omar Ndiaye, il migrante è stato preso a pugni da un agente, solo perché si dimenava con le manette, nel tentativo di rispondere al cellulare. “Lo ammanettano prima dietro, poi davanti”. Poi, altre percosse. Dolorante, implora aiuto. In cerchio, ridono. “È stato il momento più brutto” racconta Omar. Restano ferite, lividi sui gomiti, sulle ginocchia, sulla testa. In tutto il corpo.

Tutto si svolge  nella caserma della Guardia di Finanza di Gianturco. Il presidente della comunità senegalese di Napoli è stato il primo ad accorrere sul posto dopo essere stato avvisato che “qualcosa non andava”, che “qualcosa stava succedendo”. Il fatto segue a un’operazione antiabusivismo delle fiamme gialle al mercato della Maddalena, in piazza Garibaldi. Una “retata” che ha coinvolto 11 senegalesi e alcuni pachistani “venditori ambulanti”. Ma qualcosa non è andato per il verso giusto. Magnane sarebbe stato fermato mentre entrava in un bar, non mentre vendeva abusivamente. A chiamare l’ambulanza, dalla caserma, è stato Omar. Alla sua è poi seguita l’ulteriore chiamata dei finanzieri. “Chiedeva aiuto, steso a terra. Diceva: non ce la faccio più, sto morendo, aiutami”.

Omar racconta anche di un altro piccolo spaccato della triste vicenda e lo fa dal Pronto Soccorso del Loreto Mare dove è stato ricoverato l’amico, prima di finire dietro le sbarre, perché “sarà comunque arrestato, non ci sono fratture, ma solo escoriazioni e lividi e contusioni multiple”. La prognosi è di 10 giorni, la terapia e il riposo se li farà in carcere. “C’erano un finanziere in divisa, l’altro in borghese. Io ho preso il mio tesserino per identificarmi. Mi hanno permesso di parlare a Magnane. Ma un istante dopo, quello in divisa mi ha buttato a terra”. “La Costituzione su cui ho giurato io è la stessa su cui hanno giurato anche loro”.

Indignata Liana Nesta, avvocato dell’Arci Immigrati e cassazionista, che si occuperà del caso, anche lei fuori dal Pronto Soccorso. Ha già parlato con Magnane e fotografato le sue ferite. “Un cittadino straniero, se affidato alla giustizia, va trattato con giustizia ed equità. Denunceremo le persone presenti in caserma”. La dinamica del fatto per l’avvocato è chiara e su quella e sulle testimonianze si muoverà l’accusa. “È stato fermato al bar, portato in caserma e percosso. Gli agenti non hanno elementi identificativi, così è più difficile agire legalmente contro di loro, ma andremo avanti”. (Elisa Tomasso)

Da redattporesociale.it


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