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Mediterranean Hope. Un progetto integrato per l’accoglienza e l’integrazione

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Si è svolto a Roma, il 20 maggio presso il Centro Congressi di via Cavour, il seminario “Politiche e modelli di accoglienza” promosso dalla Federazione delle chiese evangeliche in Italia (FCEI) nell’ambito del progetto Mediterranean Hope. Il progetto consiste nella costituzione di un “osservatorio” delle migrazioni a Lampedusa e nell’apertura di un centro di accoglienza a Scicli (RG). Il seminario ha inteso delineare il quadro di analisi dei processi migratori di questi mesi e precisare gli obiettivi e le modalità di realizzazione del progetto che si avvia in questi giorni. All’incontro hanno partecipato personalità istituzionali, studiosi e operatori delle chiese evangeliche impegnati in vari progetti di accoglienza. “I dati sugli approdi e sulle proiezioni dei flussi migratori dall’Africa verso l’Italia non presentano particolari picchi verso l’alto – ha affermato Alessio Menonna, statistico presso la Fondazione ISMU (Iniziative e sudi sulla multietnicità). Assistiamo a riequilibri ma nella sostanza i dati non evidenziano alcuna emergenza”.

E la critica all’allarme sociale, così frequente nella propaganda di alcune forze politiche, è stato un tema ampiamente ripreso in varie relazioni. Il prefetto Riccardo Compagnucci, a capo del Dipartimento per le libertà civili e l’immigrazione del Ministero dell’Interno, ha quindi ricostruito la politica di accoglienza adottata dal Governo italiano dedicando particolare attenzione alla descrizione della rete SPRAR (Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati) alla quale collaborano comuni e associazioni di volontariato, tra le altre anche alcune istituzioni evangeliche. Il prefetto ha quindi descritto le finalità di Mare Nostrum, un dispositivo di soccorso in mare “che in pochi mesi ci ha consentito di salvare centinaia di vite umane e di cui l’Italia deve essere orgogliosa di fronte a un’Europa invece distratta o addirittura critica”. Paolo Naso, politologo e coordinatore del programma interculturale Essere chiesa insieme (ECI) della FCEI ha quindi descritto Mediterranean Hope come un “progetto integrato” nel quale confluiscono e interagiscono tre elementi essenziali e necessari a sostenere ogni politica in materia di migrazioni: “L’accoglienza di chi soffre e rischia la vita, certamente, ma anche l’’osservazione e l’analisi dei processi sociali ed economici che determinano le migrazioni e orientano i flussi e, infine, l’azione pubblica per contribuire a modificare leggi ingiuste e lesive di fondamentali diritti umani”.

Gli interventi di Franca Di Lecce e Giulia Gori del Servizio rifugiati e migranti (SRM) della FCEI hanno quindi descritto la condizione dei migranti e dei richiedenti asilo e richiamato la normativa in materia rilevando “le lacune e le contraddizioni che ancora la caratterizzano”. Una serie di interventi di operatori sul campo hanno quindi descritto le modalità operative di alcuni centri di accoglienza e sportelli di mediazione interculturale. “Un seminario a cavallo tra analisi globale e azione locale – ha concluso Roberto Vitelli, capo progetto Mediterranean Hope – che ha fornito utili linee guida agli operatori e alle chiese evangeliche impegnate in Mediterranean Hope, progetto che a questo punto è ben delineato e già nelle prossime settimane entrerà nella sua fase operativa”.

Al momento due operatori sono già presenti a Lampedusa dove, oltre a promuovere attività sociali con la popolazione locale, garantiscono un costante flusso di informazioni (www.nev.it; www.fcei.it) sugli approdi e sulle politiche di accoglienza. Nelle prossime settimane si prevede l’apertura del centro di accoglienza a Scicli (RG) che, a regime, potrà ospitare sino a cinquanta persone. “Il progetto Mediterranean Hope ha per noi una grande valenza ecumenica e internazionale – spiega il presidente della FCEI pastore Massimo Aquilante – sia perché abbiamo già avviato fruttuosi contatti con chiese e parrocchie siciliane interessate a collaborare sia perché intendiamo sensibilizzare le nostre chiese sorelle al fatto che Lampedusa è una frontiera tra l’Occidente e il Sud globale, quell’area del mondo che subisce povertà e guerre che poi generano grandi flussi migratori. E su questa frontiera della solidarietà le chiese evangeliche italiane chiedono il sostegno e l’impegno dei loro partner internazionali”. In questo quadro, è oggi in visita a Lampedusa il presidente del Consiglio nazionale delle chiese (NCCC) degli USA, pastore Jim Winkler, ospite di Mediterranean Hope.


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