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I moniti di Prodi

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Chi l’avrebbe detto che un uomo politico come Romano Prodi che, nella sua vita, ha sconfitto due volte l’uomo di Arcore ed ora dice di se stesso di essere un uomo del passato e di non voler più correre per nessuna carica pubblica (chi lo conosce sa che è proprio così), intervistato da un settimanale, dà del vecchio continente europeo  un ritratto che a chi scrive pare molto somigliante alla realtà e che verrebbe voglia di  consigliare di leggere, con genuina  attenzione   all’attuale presidente del Consiglio, che ha sede nella nostra capitale ,tra un riunione e l’altra, e  di fronte all’inizio imminente del semestre italiano. In quella intervista, l’ex presidente del Consiglio italiano ha detto esplicitamente che ormai mancano in Europa uomini politici visionari perché c’è un accorciamento dell’orizzonte politico.

Prodi ha seguito le elezioni europee anche nello scenario italiano e, al di  là della soddisfazione per gli ottimi risultati ottenuti dal maggior partito del centro-sinistra e per la maggiore attenzione degli elettori per i temi europei e per la maggiore politicizzazione che il voto italiano ha sottolineato che è urgente il cambiamento della politica economica europea finora legata alla leadership di Angela Merkel e del suo partito che ha condotto finora una politica economica recessiva e tutta improntata all’austerità che ha favorito le economie forti(a cominciare da quella tedesca) e ha messo in difficoltà tutte le altre, compresa la nostra. Prodi ha insistito, a ragione, sulla necessità di puntare sulle grandi riforme interne e su reti energetiche(penso al caso dell’Ucraina) comuni a tutta l’Europa.

Dall’ex presidente è venuta l’idea di una grande coalizione contro i populisti, forti in Francia con il movimento di Marine Le Pen, in Gran Bretagna con l’UKIP di  Nigel Farange(ora alleato ed è quasi incredibile con il movimento di Beppe Grillo in Italia)e con il partito  di Geert  Wilders in Olanda e nei Paesi Bassi   (a livello europeo piuttosto che italiano, dove è in parte già realizzata  per  la presenza del NCD all’interno del governo Renzi). Il fatto è che la presenza di partiti euroscettici è molto più estesa che, come può apparire dai casi più eclatanti, visto che-secondo  lo studio condotto da Simon Hix della London School of Economics -gli umori antieuropei vanno dalla Grecia alla Finlandia e, sia pure con partiti a volte, e per ora poco influenti, ti, lavorando contro qualsiasi prospettiva di un’Europa meno divisa e più vicina all’unificazione politica, oltre che economica  del grande continente.  

Prodi ha seri dubbi, e chi scrive non può che essere d’accordo con lui sul fatto che i poteri nell’Unione Europea passino, in tempi rapidi, dalla Banca Centrale Europea alle istituzioni politiche e ha seri dubbi (anche qui non posso che essere d’accordo con lui  dopo aver letto con attenzione il rapporto dell’ISTAT per il 2014) sulla ripresa economica nel nostro Paese. Ancora una volta c’è da augurarsi che la nostra classe politica, almeno la parte di essa che non ha guai con la giustizia, proceda alle riforme promesse, mantenga i tempi annunciati e non deluda soprattutto le decine di migliaia di giovani che ogni anno lasciano la famiglia e i propri amici per trovare il lavoro in giro del mondo intero.


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