In questo 2014 i regimi arabi sembrano tirare il fiato; sono riusciti a sopravvivere.
Da Algeri al Cairo, da Riad a Doha, da Damasco a Kuwait city i despoti, generali o emiri che siano, con la fronte imperlata di sudore tirano un po’ il fiato, anche se la battaglia non è certo finita. E altrettanto si può dire del vicino regime teocratico iraniano. Soprattutto sauditi e iraniani seguitano a guardarsi in cagnesco temendo che l’uno voglia eliminare l’altro. E così combattono senza risparmio di energie la loro guerra per procura in Siria. Ma chi di loro può realmente sperare di vincere? Nessuno. Non i fascisti di Assad, non i teocratici di Khamenei, non gli oscurantisti di Riad, Doha, Kuwait City, non i generalissimi del Cairo e Algeri. Il loro destino è segnato dalla storia: e della inarrestabilità di parabole e computer, che portano la modernità dentro le case di tutti e le teste dei giovani
Che piaccia o dispiaccia a emiri e gerarchi , quel mondo ha cominciato a fare i conti con la modernità da giorno in cui loro, i gerarchi, hanno ucciso Hariri a Beirut, e hanno tirato le loro somme nel gennaio del 2011, quando il venditore ambulante tunisino è spirato nel’ospedale dove era ricoverato dalla fine dell’anno precedente.
Non saranno le squadracce qaidiste, hezbollesi né le camere di tortura di generali e sceicchi a fermare la sete di libertà e rispetto umano dei loro popoli. La primavera è cominciata da poco, ma è un moto inarrestabile e continuerà.
Si rassegnino i cantori dell’odio e ” dello scontro di civiltà”: nonostante un prezzo incredibile e la convergenza per soffocarla degli opposti dispotismi, la Primavera non è finita. Non finirà. E’ appena cominciata.