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Renzi avrà vinto davvero se…

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La straordinaria affermazione elettorale del Partito Democratico, tanto alle Europee quanto nelle consultazioni locali e regionali, costituisce una sfida per tutti, a cominciare proprio dal premier e segretario di quel partito. Matteo Renzi, infatti, adesso si gioca davvero tutto: ha ottenuto la legittimazione popolare che cercava, dopo la barbara defenestrazione di Enrico Letta, e ha di fatto ricompattato intorno a sé un partito che fino a pochi mesi fa gli era dichiaratamente ostile; inoltre, si è presentato in conferenza stampa con toni meno roboanti del solito, quasi con umiltà, illustrando finalmente qualche idea concreta e parlando seriamente d’Europa come mai aveva fatto in precedenza, tanto meno in campagna elettorale.

Ma il difficile, caro Renzi, viene proprio adesso perché quel risultato è sì una strepitosa affermazione collettiva e personale ma è anche un punto d’arrivo dal quale si può solo retrocedere, una vetta dalla quale si può solo cadere, un traguardo dal quale sarà difficilissimo muoversi in avanti, dato che gli 80 euro non sono ancora strutturali e la crescita fatica a rimettersi in moto.

Pertanto, mi permetto di fornirti qualche spassionato consiglio, ovviamente gratuito e non richiesto. Innanzitutto, caro Renzi, è arrivato il momento di riallacciare i rapporti con i corpi intermedi, sindacati in primis, perché l’uno contro tutti può funzionare in campagna elettorale (l’anno scorso andò bene a Grillo, stavolta è toccato a te) ma non è un buon modo di governare; anzi, è la negazione esatta del buon governo e della buona amministrazione. Se proprio devi “rottamare” qualcosa, inizia da quell’assurdo concetto di democrazia diretta che non regge e non reggerà mai, nemmeno se i computer riuscissero a parlare e i social network a preparare il caffè, per il semplice motivo che il mondo, la vita e l’essenza stessa delle relazioni umane non possono essere rinchiuse in una scatola né affidate ad un ambiente virtuale in cui spesso si incontrano anche persone che offendono e insultano celando la propria identità.

Poi, dato che giustamente vuoi rimettere mano alla segreteria, coinvolgi anche la minoranza, senza promettere posti a nessuno, senza alcuna logica spartitoria, recuperando davvero lo spirito di comunità indispensabile per costruire un partito in grado di affrontare in maniera compatta le sfide che gli si presenteranno nei prossimi mesi. Poi, approfittando della scomparsa politica di Berlusconi, della semi-dissoluzione di Alfano, del tracollo di Grillo e dell’ottimo risultato della Lista Tsipras, manda in pensione quel pastrocchio dell’Italicum e rilancia il proporzionale puro con preferenze, proprio come alle Europee, puntando a ricostruire una coalizione di governo che comprenda la sinistra nella sua interezza e si apra anche alla vasta area dei movimenti, ai Popolari che non vogliono più saperne del centrodestra (Tabacci, Olivero e altri) e, se possibile, anche alle piccole ma valide forze ecologiste di cui il Parlamento e il Paese hanno più che mai bisogno.

Infine, dato che ormai la destra è in rotta, la Lega è in ripresa ma lontana dai fasti di un tempo e la sinistra unita sfiora il 45 per cento, vedi di cominciare a smantellare le vergogne che hanno caratterizzato il ventennio berlusconiano: dalla mancata legge sul conflitto d’interessi (colpa anche della sinistra, senza alcun dubbio) alla mancata legge sullo Ius soli; senza contare la necessità di reintrodurre il falso in bilancio, di bandire ogni forma di condono edilizio e di riformare il sistema giudiziario nell’interesse dei cittadini e non di un singolo e dei suoi sodali, tutti condannati per reati gravissimi.

Ah, dimenticavo: ritira anche quel pateracchio di riforma del Senato e apri alla bozza Chiti, convoca Rodotà e Zagrebelsky e inizia ad ascoltare i famosi “professoroni” che sono tutt’altro che gufi, nemici delle riforme e del cambiamento. Pensaci, caro Renzi: se portassi avanti un programma di questo tipo, non solo fugheresti dalla tua persona ogni ombra di berlusconismo ma, unendo queste misure a serie norme per favorire l’occupazione e la ripresa economica, oltre a rilanciare il Paese e a farlo tornare protagonista in Europa, ti garantiresti un ruolo politico di primo piano per i prossimi dieci anni.

Quanto alla sfida, in conclusione, è tale anche per la minoranza del PD che adesso ha la straordinaria opportunità di svolgere il proprio ruolo con serenità, incalzando il governo, correggendone gli errori e promuovendo all’interno del partito quella cultura politica di sinistra senza la quale nessun riformismo sarebbe possibile né potrebbero esistere concetti come l’uguaglianza, la solidarietà e la giustizia sociale. Pertanto, pensateci sul serio perché questa è davvero un’occasione irripetibile: una di quelle occasioni che, se perdute, comporterebbero la disfatta dell’intera collettività.


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