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Al voto pensando a Berlinguer

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Sandra Bonsanti

Come si fa oggi a parlare di Europa e di situazione politica italiana senza restare ammutoliti, incantati dalle parole di Enrico Berlinguer, il 6 giugno del 1984, ore drammatiche perché precedevano di così poco la sua morte a Padova? Parole semplici, che arrivano dal pensiero di un grande statista e segretario di partito che guardava oltre il suo partito, verso il bene dell’Italia tutta e del suo futuro. Alla domanda : “C’è un rapporto stretto fra il voto europeo e la situazione politica italiana?”, Berlinguer risponde: “Certo. Soprattutto nel senso che dobbiamo portare in Europa l’immagine e la realtà di un Paese che non sia caratterizzato dalla P2, dalle tangenti, dall’evasione fiscale e dalla iniquità sociale qual è quella che si è vista col decreto che taglia i salari, per portare invece nella Comunità Europea il volto di un Paese più pulito, più democratico, più giusto”.
Un bel programma elettorale, chiaro, trasparente come lo sguardo del politico che lo aveva espresso.
Peccato. Peccato che oggi nessuno lo abbia fatto totalmente suo, quel progetto che il tempo ha soltanto reso più indispensabile, più urgente. Possiamo chiederci il perché questo sia avvenuto, possiamo infierire più o meno sulla classe politica che ha tradito e si è allontanata da quelle parole. E’ possibile che oggi i giovani al potere rispondano: di cosa parlate ? Io non ero nato… Oppure: io facevo le medie. Oppure: io allora mi occupavo d’altro.
In tanti non provano imbarazzo. Amano il potere e ad esso sono devoti assai più di coloro che li hanno preceduti. Il verbo è uno soltanto: il potere non si divide con nessun altro. Più andreottiani di Giulio Andreotti, più craxiani di Bettino Craxi, più berlusconiani di Silvio Berlusconi. Dunque, che problema è avere come complice nello smantellamento di tutta la seconda parte della Costituzione e nell’aver imboccato speditamente la via che porta al presidenzialismo l’uomo di Licio Gelli? Che problema è se il governo che dovrebbe combattere la corruzione riceve quasi ogni giorno in Parlamento il soccorso dei grandi maestri in questo campo, di chi non si fermò nemmeno davanti alla tentazione di comprare sentenze della magistratura o il voto di parlamentari? Infine, che problema è se in attesa di varare a giugno una riforma della Giustizia si consentono manovre volte a delegittimare la Procura di Milano?
Così nel momento in cui oscuri poteri internazionali sollecitano davvero la fine delle costituzioni nate dopo la Liberazione, basta mettersi d’accordo con chi la Costituzione l’ha sempre combattuta e tradita e il gioco è fatto. Il gioco grande del potere che denunciava Giovanni Falcone.
Questa è la posta delle elezioni europee: la possibilità di esportare un altro volto dell’Italia, il volto a cui si riferiva il segretario del Partito comunista nel 1984.
Qualcuno è in grado oggi nel nostro Paese di dirsi erede di quel progetto, di rivendicare in assoluto quelle parole?
A questo dovremmo pensare nel momento del voto: per l’Europa e per le amministrazioni locali. Non sarà facile, non è mai stato facile.

Da libertaegiustizia.it


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