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Caso Aldrovandi, si introduca nel codice penale il reato di tortura

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Per contrastare applausi e impunità, dopo le parole di condanna occorrono le leggi. Abbiamo visto, tante volte, folle applaudire commosse di fronte a una bara o nel ricordo di persone scomparse. Rumore partecipante che prende il posto di un silenzio raccolto. L’emozione che provoca un applauso collettivo è forte. Quanto sarebbe stato opportuno il silenzio, come segnale di distanza e di assenza di partecipazione, al posto dell’applauso che si è levato, il 29 aprile, durante il congresso del Sindacato autonomo di polizia (Sap) nei confronti di tre dei quattro agenti riconosciuti colpevoli in via definitiva dell’uccisione, il 25 settembre 2005 a Ferrara, di Federico Aldrovandi.

A quell’episodio, che Amnesty International ha definito “inaccettabile” e “vergognoso”, sono seguite parole di condanna dai vertici delle istituzioni e della stessa polizia.  Parole di condanna che il Sap ha contestato sottolineando che quell’applauso non intendeva offendere la memoria e i familiari di Aldrovandi ma solo esprimere solidarietà a colleghi “condannati ingiustamente”. Quell’applauso, secondo Amnesty International, è però frutto di quella cultura dell’impunità che facilita, in Italia, il ripetersi di gravi violazioni dei diritti umani da parte delle forze di polizia. Una cultura dell’impunità che andrebbe contrastata non solo con le parole, pur necessarie, ma anche coi fatti.

Sarebbe importante, anche per manifestare concretamente solidarietà alle famiglie di coloro che in questi anni hanno subito violazioni dei diritti umani in Italia – famiglie, è bene ricordarlo, oggetto di stigma, disprezzo e persecuzione anche nel corso e dopo i processi, come se fossero loro e i loro congiunti sotto accusa – che le istituzioni statali s’impegnassero in tempi rapidissimi a introdurre nel codice penale il reato di tortura (colmando così un colpevole ritardo di un quarto di secolo) e la misura dei codici alfanumerici d’identificazione per gli agenti di polizia impegnati in servizi di ordine pubblico.

* Portavoce Amnesty International Italia


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