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Maleducazione fiscale

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Tu mi lasci i privilegi, io ti lascio l’evasione.
Prima che con la mafia, esiste un voto di scambio storico tra potere ed evasori, fotografato dai recenti dati forniti sulle dichiarazione dei redditi degli italiani. Dati assurdi, che parlano di metà degli italiani con meno di 15.000 euro l’anno di reddito, del tutto incoerenti con l’utilizzo di beni di lusso diffusi nel Paese. Distorsione  frutto di un  permessivismo fiscale, che vale 150-180 miliardi l’anno di evasione.
Il problema – anche qui – è culturale.
Quando lo Stato viene vilipeso come un borseggiatore “che mette le mani nelle tasche dei cittadini”, non si può cogliere il ruolo benefico e costituzionale del fisco equo, come potente strumento di contrasto alla diseguaglianza sociale.

Ma questo nessuno lo dice.
Anzi, il  maggiore ente morale – la Chiesa – su questo punto ha raramente esortato alla correttezza, mentre invece ha dato un pessimo esempio, cercando in tutti i modi di non pagare l’Ici, e tutte le tasse dovute sui propri beni fonte di reddito.
Se il Vaticano avesse speso la metà delle energie che ha dedicato al tema del sesso per educare all’etica sociale, avremmo avuto un Paese più giusto.
La maleducazione fiscale è un problema serio e urgente.
Ma ci giriamo intorno da troppo tempo.

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