BASTA VIOLENZA SULLE DONNE - 25 NOVEMBRE TUTTI I GIORNI

Denaro sporco. Il caffè del 22 marzo

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Quelli che “l’Italia l’abbiamo spremuta e ora andiamo via”.

Il Giornale: “Il Veneto vota la secessione”. Referendum truffa o problema vero? Il Veneto è una regione di frontiera, ben collocata in circuiti industriali e commerciali sovra nazionali, ma se oggi il Vento sta male, con la crisi, le tasse troppo alte e la corruzione che tocca Verona sulla via dell’Expo, la colpa non è di Napoleone che chiuse la Serenissima né dell’Italia che l’ha strappato all’Austria . La colpa è della sua classe dirigente, la più supinamente democristiana, con la Sicilia, della nostra storia. La più stoltamente – sempre con la Sicilia – succube ai voleri di Berlusconi. Veneti, non andrete da nessuna parte. Per far da soli ci vorrebbero i Dogi e le famiglie dei Dogi.

“Europa, Confindustria contro Renzi”. Repubblica rivela che, secondo Squinzi, Angela Merkel ha strapazzato quel Matteo Renzi, scolaro discolo che non ha capito che l’Italia, per stare in Europa, deve fare per intero i compiti che le sono stati assegnati.  Lettura in chiave: Renzi avrebbe dovuto dare subito alle imprese quei miliardi che ha promesso ai lavoratori, non cercarli in Europa. Ora Squinzi è veramente arrabbiato e il Corriere  della Sera gli fa dire: “Quartier generale in Svizzera? Sono tentato”. E come no. Spostiamo la Mapei a Zurigo. La Fiat fa scuola. Dico solo che negli Stati Uniti un imprenditore che parla così si aspetterebbe immediate ritorsioni dal Tesoro. Qui da noi, si aspetta forse che qualche milione di lavoratori a 1000 euro al mese si mettano in fila indiana per restituire al presidente di Confindustria il mal tolto, cioè quegli 80 euro che un premier incauto e poco europeista gli aveva promesso.

“Se mi tagliano lo stipendio vado via”, Corriere della Sera. La frase, questa volta tra virgolette, è di un ex sindacalista della CGIL che ora guadagna 873mila euro, perché fa l’Amministratore delegato delle Ferrovie (ancora) dello Stato ma gestite come un’impresa privatissima. Padrone di andarsene Moretti, ci mancherebbe. Prima però, come facevano gli anarchici spagnoli con i franchisti condannati a morte, gli vorremmo pagare un biglietto circolare, perché si faccia il giro d’Italia sui treni dei pendolari. “Supermanager in rivolta”, la Stampa. Forse ce ne faremo una ragione?

Lasciamo stare Grillo, così bello nella sua camicia linda come i riccioli bianchi che gli adornano il capo. Al cospetto di Mentana, poverino, deve essersi pentito di aver contribuito al fallimento del tentativo Bersani e di aver, poi, agevolato la rielezione di Napolitano e la stagione Letta delle larghe intese. Oggi dice: non è mia la colpa. Con Casaleggio ero andato (ad accreditarmi) dall’ambasciatore inglese e già allora (un mese prima) i poteri forti (logge massoniche, finanza anglosassone?) preparavano la soluzione Letta per il governo. Abbiamo capito. Falcone non l’ha ammazzato la Mafia, sono stati i Beati Paoli, usciti dai cunicoli sotto Palermo in cui stavano dal tempo dei viceré.

“Mafiosi, lo chiedo in ginocchio. Convertitevi o finirete all’inferno”. Che bello vedere papa Francesco con Luigi Ciotti. Che emozione sentirgli ripetete le parole di Giovanni Paolo II, in un tempo in cui quelle parole si vogliono archiviare. Perché, come dice Don Ciotti a Repubblica, “La mafia più pericolosa è il nostro immobilismo, il nostro promettere e non fare. Ci sono parole ormai svuotate di contenuto. Ad esempio, “legalità”. È diventata una parola flessibile, calibrata alle circostanze. C’è il rischio di fare della legalità uno strumento non di giustizia ma di potere”. E aggiunge: “Siamo finiti dentro una gabbia, prigionieri di un parlare vuoto dove tutto si confonde. Mafia antimafia, legalità illegalità, giustizia ingiustizia. Tutto è malleabile, a uso e consumo di convenienze e riti”. Ma quando Francesco ammonisce la mafia e la chiesa: “Il denaro che voi avete fatto grazie agli affari sporchi è denaro insanguinato, è potere insanguinato e non potrete portarlo all’altra vita” davvero prova a mettere i mafiosi fuori dalla Chiesa. La metafora del “denaro sporco” è molto forte. Perché, come ricorda Saviano per il Corriere: “Per quanto assurdo possa apparire il boss considera la propria azione paragonabile al calvario di Cristo, perché assume sulla propria coscienza il dolore e la colpa del peccato per il benessere degli uomini su cui comanda. Il “bene” è ottenuto quando le decisioni del boss sono a vantaggio di tutti gli affiliati del territorio su cui comanda. Il potere è espressione di un ordine provvidenziale: anche uccidere diventa un atto giusto e necessario”. Non a caso mafia e DC sono andati a braccetto per decenni e decenni. Mai più, con Bergoglio.

da corradinomineo.it


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