BASTA VIOLENZA SULLE DONNE - 25 NOVEMBRE TUTTI I GIORNI

“Una fiction che mostra la forza del prete”. Intervista a Emilio Diana, fratello di Don Peppe

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«Una fiction che mostra la forza del prete, don Peppe, impegnatosi contro la camorra». Così Emilio Diana, fratello di don Giuseppe commenta la fiction rai ‘Per Amore del mio popolo’ che andrà in onda stasera e domani sera su Rai 1. La mini serie che vede Alessandro Preziosi (nella foto) nel ruolo del protagonista, prende spunto sin dal titolo dalla forza che il parroco della chiesa di San Nicola di Bari di Casal di Principe impiegò nella sua lotta alla camorra locale. Per amore del mio popolo è, infatti, la frase d’apertura  del documento del Natale del 1991 redatto dallo stesso Giuseppe Diana. Il documento fu diffuso in tutte le chiese di Casal di Principe e della zona aversana insieme ai parroci della foranìa di Casal di Principe:  un vero e proprio manifesto dell’impegno contro il sistema criminale. «Mio fratello- racconta Emilio Diana, senza celare l’ovvia emozione nel raccontarne la vita- è stato, come egli stesso amava definirsi, un prete e basta. Non ha fatto altro che il suo lavoro». «Un prete- continua Emilio- non può esimersi dal vivere in maniera attiva la sua città e Peppe non poteva esimersi dall’affrontarne la piaga principale, la camorra». La storia di questo parroco dedito alla cura delle sue anime è stata stroncata proprio dalla camorra che egli tanto aveva osteggiato, pubblicamente, senza timore, pronunciando i nomi dei temuti De Falco, Bidognetti e Schiavone. Saranno proprio i De Falco a chiederne l’uccisione per dimostrare, dopo essere stati allontanati dagli Schiavone in ascesa, il loro potere indiscusso anche in un territorio non più di “loro competenza”. «Quel che emerge chiaro- prosegue Emilio Diana- è che poi è partita la macchina del fango, per ben due volte. La prima quando è stato detto che mio fratello si trovava a letto con due donne mentre bastava riportare fedelmente i fatti per comprendere che in realtà vi erano, nella sua stanza, due donne sedute sul suo letto per chiedere al loro parroco consigli in merito ad una loro questione privata, come avviene di fatto in tutte le canoniche. La seconda infamia, forse ben più grave se si pensa a come sia stata architettata, è giunta dalle pagine del più noto giornale locale, con il quale siamo ancora in causa e che titolava a nove colonne ‘Don Peppe era un Camorrista’». «L’hanno ucciso due volte- sentenzia Emilio- e fino alla sentenza del 2004 l’intero paese era convinto che don Giuseppe fosse un donnaiolo o che nascondesse le armi della camorra. Non penso sia giusto accusare qualcuno solo sulla base del ‘sentito dire’. La giustizia ed il tempo ci hanno dato ragione, gli hanno dato ragione». Domani ricorre il ventennale della morte di don Peppe, assassinato in sagrestia prima della messa mattutina davanti agli occhi del suo migliore amico, Augusto Di Meo. «Il 20- informa Emilio Diana- il Comune di Casapesenna ha deciso di intitolare una strada alla sua memoria; non una strada qualunque ma quella in cui viveva il boss Carmine Zagaria».


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