Già Catricalà aveva più volte tentato di interpretare a modo suo la legge Gasparri, annunciando, contra legem, la “scadenza” e la messa a gara della Concessione di servizio pubblico per spalancare le porte alla privatizzazione della Rai. Ora ci riprova Cottarelli (nella foto), proclamando, sempre contra legem, la vendita delle sedi regionali della Rai. La legge Gasparri (art. 17, lett. p) e il Testo Unico media audiovisivi (art.45, lett. p), in continuità, specificazione ed aggiornamento della l. n. 103/75 che istituiva il decentramento tecnico e produttivo e il potenziamento delle sedi periferiche, prevedono testualmente che la Rai deve dotarsi di sedi in “ciascuna regione” disponendo per fonte primaria l’articolazione locale della società concessionaria del servizio pubblico radiotelevisivo.
La legislazione speciale sulla Rai non si ferma alla mera enunciazione del principio (realizzare sedi in ciascuna regione) ma a corollario contempla una serie di norme per l’autonomia finanziaria e contabile delle sedi e destina una quota del canone alle sedi di articolazione territoriale.
All’art. 47, comma 3, ultima disposizione, il Testo unico prevede che “la ripartizione del gettito del canone dovrà essere operata con riferimento anche all’articolazione territoriale delle reti nazionali per assicurarne l’autonomia economica”.
L’Art. 45, comma 4, prevede che le sedi regionali e provinciali (delle provincie autonome) operino in regime di autonomia finanziaria e contabile.
L’Art. 45 lett. r) prescrive il potenziamento dei Centri di produzione decentrati per le esigenze di promozione delle culture locali. Di fronte a questo inequivocabile quadro legislativo, arriva Cottarelli e cancella tutto!
Contestualmente, in Commissione parlamentare di vigilanza dove si discute degli emendamenti al Contratto di servizio, il Senatore Rossi – quello che voleva revocare il canone alla Rai per destinarlo alle Tv private – propone, più furbescamente, ma pur sempre in violazione della norma di legge, di accorpare le sedi regionali.
Al commissario Cottarelli, che vuole sostituirsi al legislatore e al Parlamento, vorremmo intanto ricordare che i conti RAI non fanno parte del bilancio consolidato dello Stato (nel senso che eventuali risparmi non potrebbero comunque essere drenati dal Ministero dell’economia in quanto azionista, essendo le risorse del servizio pubblico dedicate (non a caso l’imposta radiotelevisiva è di scopo) e vorremmo suggerirgli di occuparsi piuttosto dei criteri di trasparenza delle nomine dei manager pubblici, dei giri di poltrone senza concorso pubblico, degli avvicendamenti in importanti cariche pubbliche il cui criterio di attribuzione non è noto… o anzi è notissimo.