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Legge elettorale: una grave ferita al principio democratico. Dieci ragioni per dire no. Articolo21 apre un dibattito tra i costituzionalisti

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La legge elettorale approvata dalla Camera dei deputati, con un procedimento assai poco lineare, non solo è una brutta legge, frutto di un intreccio discutibile tra modelli elettorali molto diversi, ma è una legge che presenta gravi difetti di costituzionalità e dai caratteri fortemente antidemocratici. Il sistema viene bloccato intorno ai due partiti oggi più forti ed è reso quasi impossibile l’accesso di nuove forze politiche. Articolo 21 ritiene che data l’importanza della legge sia doveroso aprire un serio dibattito tra i costituzionalisti italiani.

Il limite più grave in assoluto è rappresentato dal fatto che per “garantire” meccanicamente la governabilità la legge elettorale in discussione al Parlamento toglie al cittadino che non voglia votare per  uno dei due più grandi partiti oggi esistenti nel paese il diritto di scegliersi liberamente un diverso partito e toglie in generale il diritto di scegliersi liberamente il proprio rappresentante in Parlamento. Il principio della rappresentanza viene totalmente sacrificato e con esso molte delle considerazioni di costituzionalità fatte dalla Corte nella sentenza n.1 del 2014.

Esistono a mio giudizio almeno 10 ragioni per giudicare negativamente la nuova legge elettorale.

  1. La prima ragione è costituita dalla “distorsione” irragionevole derivante nell’intreccio tra il sistema proporzionale di base e l’innesto di  soglie di accesso alte e da un premio di maggioranza troppo basso.
  2. La seconda ragione è costituita dal fatto che il premio di maggioranza scatta teoricamente solo al 37 per cento (non si tratta quindi di un premio di maggioranza in senso proprio)
  3. Le soglie di accesso per i partiti sono troppe (ben tre soglie diverse) e quella per i partiti che si presentino da soli è spaventosamente alta (8 per cento)
  4. I cittadini non hanno alcuna possibilità di scelta dei loro rappresentanti che i partiti presentano in liste rigidamente bloccate (anche se più corte del Porcellum). Si riconosce in questo modo  un potere abnorme alle oligarchie dei  partiti.
  5. I criteri adottati per la trasformazione dei voti in seggi su scala nazionale introducono un elemento di forte casualità soprattutto nella scelta dei rappresentanti dei partiti più piccoli (voto in una Regione ed elezione in un’altra).
  6. La possibilità delle candidature multiple (in ben otto circoscrizioni) rende ulteriormente casuale il risultato degli eletti per le opzioni dei capilista e di conseguenza per la sorte di  tutti gli altri candidati
  7. Premio indiretto per i partiti più grandi che prosciugano i voti dei partiti più piccoli della coalizione che non raggiungano il quorum (trasferimento del voto con violazione del voto eguale).
  8. Irrisolto il problema del conflitto d’interessi nella forma minima della ineleggibilità per coloro che si trovino ad esser titolari di contratti o di concessioni rilevanti da parte della pubblica amministrazione
  9. Irrisolto il problema della parità di genere nelle candidature. La ferita è gravissima in presenza di liste bloccate. I partiti possono decidere liberamente l’ordine di presentazione e quindi di elezione.
  10. L’ultima ragione, non certo per importanza, è quella rappresentata dal doppio e diversissimo  sistema elettorale valido per la Camera e per il Senato. Questa scelta rende praticamente impossibile lo scioglimento delle Camere e pregiudica nei fatti il potere costituzionale del Presidente della repubblica.

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