di Alessandro Ambrosin
ROMA – Per ora le armi tacciono, ma il colpo in canna è pronto ad esplodere in Crimea, la penisola sul Mar nero in cui si intrecciano interessi economici e strategici. Per ora il Mondo rimane con fiato sospeso e attende gli eventi nella speranza che la diplomazia s’incontri, discuta e riesca a scongiurare una guerra che inevitabilmente aggraverebbe l’equilibrio geopolitico su tutta l’area euro asiatica. Insomma la situazione è a dir poco drammatica.
Ma vediamo i fatti. A seguito della cosiddetta rivolta di Kiev in Crimea s’insedia autonomamente a primo ministro Sergiy Aksyonov, il quale indice subito un referendum per la scissione dall’Ucraina e la sua indipendenza. L’investitura venne definita incostituzionale dal premier ucraino ad interim Arseniy Yatsenyuk che addirittura firmò un decreto per violazione dei diritti costituzionali. Al contrario per i filo russi anche il governo di Yatsenyuk fu frutto di un colpo di Stato.
Oggi la Crimea si trova così ad essere contesa tra due Stati, l’Ucraina protesa verso l’Europa e la Russia, che non vuole perdere questo fazzoletto di terra su cui orbitano enormi interessi economici. A partire dalla Gazprom, la quale subito dopo l’arrivo dei militari russi ha esercitato una forte pressione su Kiev, ricordando al governo ucraino che deve pagare il debito contratto con la Russia pari a 1,55 miliardi di dollari.
E poi non è un caso se Mosca durante gli accordi siglati tra Russia e Ucraina nel 1991 ha voluto mantenere a tutti i costi nel porto di Sebastopoli la sede della potentissima marina russa. E non solo. Gli accordi siglati prevedono anche il transito delle truppe russe in territorio ucraino. Transito che viene specificato potrebbe essere anche armato. Per questo motivo Aksyonov, eletto dal Parlamento locale in una cosiddetta “seduta ristretta”, composta dai soli esponenti filo-russi, ha chiesto subito aiuto alla Grande Madre Russia, di cui probabilmente si sente ancora ‘figlio’. Non va dimenticato che la Crimea è abitata da un’ampia maggioranza di filo russi, (il 55%, mentre il 27% è composto da ucraini e il 12% da tartari, quest’ultimi rientrati in Crimea dopo l’indipendenza di Kiev), che hanno mantenuto le stesse abitudini culturali e linguistiche di quando erano sotto la bandiera dell’Unione Sovietica.
Probabilmente a Vladimir Putin non è parso vero questa appetibile occasione. E per non dare troppo nell’occhio ha demandato la responsabilità politica e istituzionale al Senato russo, il quale ha autorizzato ufficialmente l’intervento armato che ha il sapore di una vera e propria dichiarazione di guerra. Insomma Putin ha gettato il sasso e poi ha messo subito la mano in tasca. Al grido di “andiamo a salvare i fratelli russi in terra di Crimea”, l’intervento militare si sta così muovendo, mentre la diplomazia internazionale attonita e sbalordita dai fatti riesce a malapena a balbettare. Se Francia e Gran Bretagna minacciano il boicottaggio del G8 di Sochi, il segretario di Stato Usa John Kerry si dice favorevole all’esclusione della Russia. Ma non basta.
Non solo, infatti, i carri armati, i mezzi blindati e le truppe speciali stanno arrivando dalla Russia ai confini con l’Ucraina, ma da oggi anche sommergibili di ultima generazione stazionano sul fondo del Mar nero e attendono un cenno per entrare in azione. Sull’altro fronte l’Ucraina chiama i riservisti per prepararsi all’invasione. E di sicuro, scongiurando il peggio, non sarebbe affatto una guerra senza conseguenze disastrose. L’Ucraina, che è grande quanto la Francia, ha 4 centrali nucleari sparse nel suo territorio che dispongono complessivamente di 15 reattori operativi e 2 in costruzione, un esercito che prende vita dagli Insurrezionalisti ucraini e dalla discussa UPA, l’ala militare dell’Organizzazione dei nazionalisti, un’aviazione di tutto rispetto e una flotta navale imponente la cui base si trova sempre nel porto di Sebastopoli.
Insomma nel complesso si tratta di una vera e propria bomba a orologeria che potrebbe scatenare il finimondo. Non è un caso se oggi il principale canale televisivo russo ha imposto di cambiare i palinsesti e cancellare la trasmissione della Notte degli Oscar per dare spazio ai notiziari. Sembra quasi di essere ritornati alla guerra fredda.
Da dazebao.it