Da Roma a Torino, da Ferrara a Milano, da Napoli a Massa Carrara (ma gli esempi potrebbero continuare per l’intero spazio di questo articolo) le scuole crollano e mostrano in gran parte della penisola vetri rotti che giacciono abbandonati come se fossero monumenti del passato piuttosto che strutture funzionanti destinate-almeno nella costituzione e nelle leggi che ci reggono – a costituire strumenti decisivi per la formazione delle nuove generazioni che dovrebbero -almeno così si spera – ricostruire l’Italia contemporanea dopo vent’anni ancora ammiccanti di populismo berlusconiano o di altro colore ancora presenti in tutte le assemblee elettive della penisola.
Facciamo qualche piccolo esempio per non fermarci alle constatazioni generali che sono sicuramente condivise dalla grande maggioranza degli italiani ma che non scalfiscono in nessun modo i comportamenti delle grandi burocrazie e talora anche delle classi dirigenti locali e nazionali. Nella capitale, quartiere Montesacro, di fronte alla metropolitana da molti anni in costruzione, c’è l’ex scuola elementare Giuseppe Parini chiusa dal 2005. I vetri rotti, è una scuola fantasma da sei anni. Cinque anni fa i lavori in messa in costruzione della scuola iniziarono proprio dalla pittura delle pareti esterne ma il cantiere chiuse subito perchè non c’erano più soldi. Nel 2011 venne accupata dagli estremisti fascisti di casa Pound. Proprio a due passi dall’abitazione di Valerio Verbano, ucciso dai neofascisti nel 1980. Quello che rimane della scuola Parini è la casetta dell’ex custode e un’auto, una Punto rossa parcheggiata ancora nel cortile di fronte al vecchio ingresso. Gli alunni dell’ex Parini sono stati trasferiti in blocco nel plesso di Viale Scrivia con molto meno spazio. Ma questa è la situazione.
Un altro caso significativo a Torino dove il 22 novembre 2008 per un crollo al liceo Charles Darwin morì lo studente diciassettenne Vito Scafidi mentre altri venti studenti erano rimasti feriti. Uno di loro, Andrea Macrì resterà paralizzato a vita. Con le indagini seguite vanno a processo quattro funzionari della provincia di Torino e tre insegnanti del liceo. Lo scorso 28 ottobre (un processo rapido una volta tanto) la Corte d’Appello ha condannato per disastro, omicidio e lesioni colpose tre funzionari e tre professori. Ma il problema è sempre lo stesso. Mancano i soldi e quando ci sono è difficile sbloccare i pagamenti per il patto di stabilità vigente. Così i crolli si succedono e gli interventi che si riescono a fare a tenere in piedi muri e strutture degli istituti di istruzione della provincia e della regione investita da una grave crisi produttiva. Lo stesso discorso vale per le scuole terremotate della provincia di Ferrara e per le province dell’intera penisola.
E’ una situazione generale che non fa essere ottimisti sullo stato dell’istruzione nel nostro paese e che giustifica i risultati che emergono dalle statistiche dei maggiori istituti specializzati a livello nazionale come a quello europeo.
Secondo il Censis che ha dedicato negli ultimi anni particolare attenzione a questo settore della vita sociale e culturale del paese negli ultimi dieci anni tra il 2000 e il 2010 la spesa pubblica a sostegno dello sviluppo del capitale umano, è diminuita di quasi un punto percentuale passando dal 9,8 per cento all’8,9 per cento rispetto alla media dei paesi dell’OCSE che è cresciuta di 0,4 punti percentuali, salendo da 12,6 per cento al 13 per cento. Ciò è avvenuto anche nei paesi europei nostri partner comunitari come Austria, Belgio, Germania, Regno Unito, i Paesi Bassi, la Repubblica Slovacca e la Svezia che hanno avuto tutti in questo settore un segno positivo di aumento della spesa pubblica. Cosi in Italia la spesa per allievo progredendo verso i livelli di istruzione superiore diminuisce ponendosi ancora una volta sotto la media dei paesi dell’OCSE.
Tra il 2000 e il 2012, insomma, la spesa sostenuta dalle amministrazioni pubbliche per consumi finali per l’istruzione ha conosciuto una variazione negativa pari a meno 7,4 per cento. Il problema, ricordiamolo, non è soltanto di vetri rotti e degrado degli edifici ma di politica della scuola perseguita dai parlamenti e dai governi ed è questa che dovrebbe a questo punto cambiare.