Sono sempre più dettagliate le indicazioni sulla rete qaidista in Iran, da dove transitano o escono di galera i qaidisti che vanno in Siria. Ma Kerry…
Tutto preso dalla sua nuova passione, il tango con Khameney e la guerra ad al Qaida, il segretario di stato americano non ha tempo da perdere a leggere i rapporti del Dipartimento del Tesoro americano. Altrimenti saprebbe che è proprio Khameney a tenere in piedi asl Qaida in Siria. Lo sapevamo anche noi, a dire il vero. Ma per cultura sapienziale, diciamo così. Al Ministero del Tesoro statunitense invece hanno messo in fila un po’ di dati. Che Kerry però ignora (?).
Il Tesoro Usa infatti punta il dito su persone in carne ed ossa, tutti importanti, con in testa Ezedin Abdel Aziz Khalil,, che opera in Iran dal 2005. Opera come? Indica alle autorità quali qaidisti rilasciare. Poi c’è Atiyah al-Rahman, il capo delle operazioni militari nelle aree tribali afghane, e dal 2010 di al Qaida nel Waziristan, figura chiave nella rete qaidista in Iraq, da dove passano e provengono gran parte dei qaidisti che combattono in Siria nelle fila dell’ISIS.. Terzo è il boss di al-Qaida in Qatar (paesi dai lunghi e interessantissimi rapporti con l’Iran), che tira fuori i soldi per gestire il tutto, Salim Hasan Khalifa RAshid al-Kuwari.
Il nome di Abdel Aziz Khalil non è nuovo nei rapporti tra Iran e al Qaida. Lo cercano dal 2011, quando organizzava il trasbordo di combattenti Pakistan in Iraq, ovviamente via Iran. Dopo alcune vicissitudini, nel 2014 si è tornati a ritenere che sia lui il coordinatore di al-Qaida in Iran. Il rapporto del Tesoro non specifica con precisione quale filiale qaidista si avvalga del sostegno iraniano, ma è difficile dubitare che si tratti dell’ISIS.
Il rapporto tra questa organizzazione qaidista, l’ISIS, e il regime di Bashar, viene indicato da mezzo mondo come un’evidenza non provata scientificamente, diciamo così, ma chiarissima. Fonti autorevoli del mondo iracheno lo hanno confermato, in via confidenziale, anche a noi.
Questa quasi certezza è diffusa, strano però che in America se ne siano accorti soltanto al Dipartimento del Tesoro, che ha indicato preziosi elementi e prove già negli anni passati. I giornali francesi, ad esempio, hanno pubblicato notizie inquietanti su qaidisti che si trovano in centri di strutture di sicurezza iraniane.
Secondo Johnatan Schanzer, vice presidente della Fondazione per la Difesa delle Democrazie, l’Iran usa in modo articolato e complicato alcune branche di al-Qaida sin dal 1990, e proprio lo scontro sciiti-sunniti spiega perché. Non a caso lo stesso Abu Musab al-Zarqawi si è rifugiato spesso e volentieri, per periodi non brevi, in Iran, e alcuni degli attentatori dell’11 settembre hanno effettuato numerose visite nel paese di Khamenei.
Infine, ma anche questo a Kerry sarà sfuggito, ci sono gli strani ritrovamenti di passaporti iraniani nei covi dell’ISIS conquistati dai veri insorti siriani. Ma Kerry e il suo amico Brahimi hanno altro a cui pensare.