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Nove anni dopo Rafiq Hariri

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14 febbraio del 2005: 5 miliziani e un attentatore suicida di Hezbollah, su ordine siriano, assassinavano l’ex premier libanese e 22 altri. L’inizio di una guerra regionale.

Era appena uscito dall’aula parlamentare libanese Rafiq Hariri, quando, raggiunto il lungomare di Beirut, davanti all’hotel Saint Georges, venne fatto saltare in aria insieme ad altre 22 persone che si trovavano con lui. Per identificarlo si sono dovuti fare analisi dei denti su un corpo carbonizzato e disintegrato.

I 5 pianficatori di quella strage sono sotto processo adesso, nove anni dopo, al Tribunale Internazionale per il Libano. Sono cinque miliziani di Hezbollah. Il mandante di quella strage, Bashar al-Assad, non è ancora inquisito. Questo processo, nove anni dopo, è passato nel quasi totale silenzio dei grandi e piccoli media. Eppure quel giorno è cominciato un cammino enorme e dalle conseguenze ancora da definire. Da una parte l’asse Iran-Siria ha sferrato la sua offensiva per l’egemonia nel Levante, da Tehran al Mediterraneo, dall’altra gli arabi hanno visto un popolo fratello ribellarsi a una dittatura araba e hanno avviato sotto traccia quel lungo cammino che ha portato alla primavera araba, che sarebbe poi l’opposto del khomeinismo, e cioè un riscatto libertario e civile del mondo arabo islamico e cristiano.

Per questo si è partiti da Hariri, la sua è una figura chiave per capire. Era un sunnita con buoni rapporti, personali, diretti con tanti leader occidentali. Era un uomo che incarnava da solo la sconfitta della teoria del conflitto di civiltà.

Per questo andava dipinto come un ladro, un corrotto corruttore. Perché per loro, per l’asse khomeinista-baathista, il dialogo è corruzione. Loro credono nello scontro di civiltà e lo vogliono imporre imponendo agli arabi e agli iraniani la loro dittatura. Definendolo un corrotto si sarebbe poi coperta, oscurata, la loro corruzione, dilagante, che non deve essere vista perché un progetto rivoluzionario anti occidentale, antagonista, anti sionista, non può essere fatto da ladri. eppure basta guardare alla storia recente per vedere che i veri ladri sono loro, i leader del governo iraniano, iracheno, siriano e di Hezbollah. Ladri di economie nazionali intere, che hanno ridotto alla fame paesi ricchissimi.

la guerra cominciata il 14 febbraio 2005 a Beirut ha inghiottito milioni di siriani, ha portato all’assedio di intere città siriane, a milioni e milioni e profughi, alla pulizia etnica, a una politica genocida.

Non vedere questo filo che da nove anni cerca di imporre al Levante una spaventosa fuga nelle tenebre della dittatura khomeinista-baathista è irresponsabile, anzi,complice.

Da ilmondodiannibale.it


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