Oggi alle 16:30 presso la Fnsi Articolo 21 assegna il premio straordinario “Paolo Giuntella” a Sergio Zavoli: al maestro del giornalismo d’inchiesta, all’inviato di guerra, al cronista sportivo; a Zavoli scrittore, storico e saggista, presidente della Rai e uomo delle istituzioni la cui opera reca l’impronta di un instancabile impegno civile.
Non a caso Zavoli ha accettato con entusiasmo – e di questo gli siamo grati – di presiedere la giuria del concorso “Una nuova carta d’identità per la Rai” rivolto agli studenti delle scuole superiori e dell’università perché si rendano protagonisti della difesa del servizio pubblico e della sua necessaria rifondazione in un contesto radicalmente mutato. Non a caso, per sottolineare ulteriormente la religiosità civile di Sergio, abbiamo voluto far coincidere la consegna del premio alla carriera con la prima riunione pubblica degli studenti e degli insegnanti che hanno aderito al concorso e che stanno già lavorando alla definizione della mission che la Rai dovrà darsi per i prossimi quindici anni.
Ma un altro filo sottile e resistentissimo tiene insieme il poliedrico talento di Zavoli e dà spessore, spiritualità e colore alla sua opera: la poesia. Poesia non è soltanto il trittico pubblicato da Mondadori nello Specchio – L’orlo delle cose, La parte in ombra e L’infinito istante – ma poesia è anche Diario di un cronista, una serie in cinquantacinque puntate che Sergio ha realizzato per Rai Educational negli anni in cui ne ero il direttore, risistemando sequenza per sequenza, appartato in una moviola per oltre un anno, tutti i suoi “servizi”. Quel che più colpisce di questo “diario” tra cronaca e storia è la difficoltà ad assegnare un genere al “pezzo” cha hai appena visto, perché ti accorgi che non è possibile inquadrarlo nelle consuete etichette di “inchiesta”, “documentario”, “reportage”: termini riduttivi e inadeguati per designare un’opera intrisa di poesia e di coraggio civile, da inscrivere, piuttosto, in quel filone del “cinema del reale” che va da Dziga Vertov al neorealismo italiano.
Carlo Bo ebbe per la poesie di Zavoli espressioni di commossa ammirazione: “Le sue poesie non rientrano nel quadro delle esercitazioni letterarie più o meno suggestive, come assicurano il tono teso della voce, l’orecchio sordo alle mode, il rifiuto di alchimie adescanti, l’assenza di ogni lenocinio”. Queste parole sono anche una perspicua caratterizzazione del suo modo di fare televisione, di dare cuore a un mondo sovente senza cuore. Zavoli è maestro nello svelare pieghe di umanità nelle tragedie della storia trattando con lo stesso sentimento di rispetto i dannati della terra e i grandi della terra: quelli che valgono, non quelli che contano.