La Corte ha dichiarato l’illegittimità costituzionale della legge sulle droghe per violazione dell’art. 77 sulla procedura di conversione dei decreti-legge. Giovanardi: “Prendo atto che dopo otto anni la Corte Costituzionale scavalca il Parlamento”. La reazione delle associazioni
ROMA – La Corte Costituzionale ha ‘bocciato’ la legge Fini-Giovanardi, che equipara le droghe pesanti e quelle leggere. Nella odierna Camera di consiglio, si legge in una nota, ha dichiarato l’illegittimita’ costituzionale – per violazione dell’art. 77, secondo comma, della Costituzione, che regola la procedura di conversione dei decreti-legge – degli artt. 4-bis e 4-vicies ter del d.l. 30 dicembre 2005, n. 272, come convertito con modificazioni dall’art. 1 della legge 21 febbraio 2006, n. 49, cosi’ rimuovendo le modifiche apportate con le norme dichiarate illegittime agli articoli 73, 13 e 14 del d.P.R. 9 ottobre 1990, n. 309 (Testo unico in materia di stupefacenti).
“La legge Fini-Giovanardi e’ entrata in vigore all’inizio del 2006 e nessuno dei Governi e dei parlamenti eletti nel 2006, 2008 e 2013, con maggioranze di centrosinistra, di centrodestra o tecniche ha mai provveduto a modificarla. Prendo atto che dopo otto anni la Corte Costituzionale scavalca il Parlamento confermando alcuni articoli aggiunti nella legge di conversione e annullandone altre sulla base anche di una ben orchestrata campagna promozionale”. Commenta il senatore Carlo Giovanardi, uno dei firmatari. “Nel merito della questione – aggiunge- segnalo che rimane in vigore la legge precedente, che punisce con l’arresto e il carcere sia lo spaccio di cannabis che quello di altri tipi di droghe, con la relativa riproposta confusione giurisprudenziale di quale sia la quantita” di sostanza che fa scattare la sanzione penale mentre il ricollocare in tabelle diverse le cosiddette droghe leggere e pesanti e’ una scelta devastante dal punto di vista scientifico e del messaggio rivolto soprattutto ai giovani su una presunta differenziazione di pericolosita” dei vari tipi di sostanza, delle cui conseguenze la Corte stessa si assume tutta la responsabilità”.
Le reazioni delle associazioni. “La sentenza della Consulta ha tolto un vulnus ed è già una cosa positiva. Ora c’è l’occasione di aggiornare la tematica con le conoscenze e l’esperienza di oggi”. Questo il commento di don Armando Zappolini, presidente del Coordinamento nazionale comunità di accoglienza (Cnca). “Finalmente si mette fine all’approccio ideologico al tema delle droghe – spiega Zappolini -. Sono anni che i dati che emergono dalle diverse esperienze sono stati in qualche modo cancellati da questo approccio”.
Per la Lila si tratta di una “ottima notizia”. “E’ finalmente diventato un fatto ciò che era sotto gli occhi di tutti – afferma la Lega italiana per la lotta all’Aids -, con i danni che questa Legge ha prodotto e le esistenze che sconvolto, rimuovendo anni di storia italiana di approccio alle sostanze e al loro consumo che nonostante tutto c’era stata, riportandoci all’oscurantismo che osteggia la riduzione del danno, capace di produrre solo repressione e ulteriore sofferenza”. Anche Achille Saletti, presidente dell’associazione Saman, ha esultato: “Una gran bella notizia”. E ha aggiunto: “Fa pensare che parliamo di una legge che è stata contestata fin dagli albori. Si decide solo oggi a otto anni di distanza e neanche questa volta la politica è riuscita a fare un passo indietro, è servito l’intervento della magistratura”.
Ma Antonella Calcaterra, referente carcere della Camera Penale di Milano frena gli entusiasmi di chi pensa che gli istituti penitenziari si svuoteranno dopo la sentenza della Corte costituzionale. E precisa: “Non è affatto sicuro che chi è ora in carcere per la Fini – Giovanardi esca. La Corte Costituzionale non abolisce il reato, cambia solo il tipo di sanzione”. Per Elia De Caro (avvocato associato Antigone) “la Iervolino-Vassalli non era una buona legge”. E ricorda quanto la normativa abbia creato carcerazione e quali fossero le lacune, colmate in modo restrittivo dalla Fini-Giovanardi. “Che la bocciatura sia solo un punto di partenza”.
“Sulla Fini Giovanardi ha vinto la ragione. A questo punto si pone il problema del Dipartimento politiche antidroga, una questione della politica che deve prendere atto che non può essere gestito da chi è stato da supporto teorico a Giovanardi”. E’ il commento di Franco Corleone, coordinatore nazionale dei garanti dei detenuti e per anni impegnato in diverse associazioni sul tema droghe. Riccardo Gatti, direttore del settore dipendenze della Asl di Milano, spera in un cambio radicale dell’impostazione della legge sulle dipendenze. Altrimenti che si tratti della Fini-Giovanardi o della Iervolino-Vassalli cambia poco: ”In Italia l’impianto delle leggi sulla droga non cambia dal 1975″.
Su RS Agenzia giornalistica il resoconto completo delle reazioni delle associaziani alla decisione della Consulta.