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Turchia: la legge bavaglio approda sul Web

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Lo scorso 5 febbraio il Parlamento turco ha approvato il disegno di legge promosso da Ergogan che ha lo scopo di rafforzare il controllo del governo su Internet. Nella pratica le nuove norme consentono il blocco e la censura di pagine Web senza la necessità di un ordine del tribunale. Il Committee to Protect Journalists ha affermato “tali modifiche non hanno posto in una società democratica. Esse vanno ben oltre le restrizioni alla libertà di parola e sono in contrasto con le norme internazionali”. La legge che regolamentava la libertà di espressione nel Web in Turchia, la legge 5651, era già stata la causa di censura di molti siti web. Tale legge era stata approvata in gran fretta dal governo turco con la scusa di “proteggere la figura del padre della patria, Ataturk, da possibili offese”.
Secondo l’annuale rapporto sulla trasparenza Google, nel 2013, le autorità turche hanno presentato 1.673 richieste di “takedown” di contenuti Google. Tre volte in più di qualsiasi altro governo.
Gli emendamenti approvati ieri permetterebbero alle autorità di bloccare qualsiasi contenuto di Internet che violi la privacy, discrimini o sia offensivo, senza un iter giuridico preventivo. Il governo avrà dunque il potere di censurare Internet, monitorare gli utenti e prendere il controllo degli Internet Service Provider e di altri intermediari tecnici. Per ciò che concerne gli Internet Service Provider essi saranno obbligati a registrare le attività di ogni utente, conservarle per un tempo che varierà da 1 a 2 anni e mettendole a disposizione delle autorità qualora sia richiesto. Le sanzioni per chi non rispetterà la nuova normativa oscilleranno da 10.000 a 100.000 lire turche senza una precisa legislazione in tema.
La risposta europea a questa legge naturalmente non è stata positiva tanto che la Commissione Europea ha chiesto la revisione degli emendamenti con lo scopo di renderli più “in linea con gli standard europei”. Peter Stano, portavoce del Commissario UE all’Allargamento Stefan Füle ha affermato “la legge va rivista. I cittadini turchi meritano più informazione e più trasparenza, non più restrizioni”.
Non è nemmeno la prima volta che la Corte Europea dei diritti dell’uomo si trova a trattare casi di cyber-censura da parte della Turchia e forse la continua indifferenza del governo turco sta allontanando sempre più la possibile adesione all’Unione Europea.
 Naturalmente non è solo l’Europa l’avversaria di Erdogan ora, ed è proprio da Internet, che nasce il principale movimento di opposizione al capo del governo turco. Centinaia di manifestanti sono scesi in piazza, hanno sfidato lacrimogeni e idranti per dimostrare la loro contrarietà a questa legge al grido di “basta con la censura!”
Alle accuse il capo del governo dell’AKP risponde che la legge approvata non comporterà nessun tipo di censura, ma solo un web più sicuro.
L’associazione dei giornalisti turchi (TGC) ha richiesto l’intervento del presidente Abdullah Gül affermando che “questa legge, che in parte contrasta anche la costituzione, è un attacco ai diritti fondamentali quali la libertà di espressione e la tutela dei dati personali”.
Il giurista turco Yaman Akdeniz ha definito l’approvazione della legge “un incubo orwelliano”.

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