Care ragazze e cari ragazzi,
con la legge 20 giugno 2000 n. 211 è stata istituita la “Giornata della memoria” in ricordo dello sterminio e delle persecuzioni del popolo ebraico e dei deportati militari e politici italiani nei campi nazisti. Il 27 gennaio è il giorno in cui furono abbattuti i cancelli del campo di Auschwitz ed è stato scelto, simbolicamente, per ricordare la Shoah (lo sterminio del popolo ebraico), le leggi razziali, le persecuzioni italiane dei cittadini ebrei, gli italiani che hanno subito la deportazione, la prigionia, la morte, nonché coloro che anche in campi e schieramenti diversi, si sono opposti al progetto di sterminio e, a rischio della propria vita, hanno salvato altre vite e protetto i perseguitati.
Dunque, si tratta di un giorno dedicato alla memoria, ad una memoria universale, che logicamente mette al centro lo sterminio programmato scientificamente di un popolo (la Shoah), ma non rinuncia a ricordare, nello stesso tempo, i milioni di perseguitati, deportati, uccisi, sempre in nome di una pretesa “diversità” di razza, di costumi, di sesso, di idee, rispetto alla razza “superiore”.
E vuole ricordare anche coloro che si sono adoperati per i perseguitati, cercando di difendere a tutti i costi due beni preziosi: la libertà e la dignità delle persone. Una giornata importante, che non va ridotta ad una cerimonia celebrativa, ma al ricordo doveroso delle vittime deve unire la conoscenza storica e la riflessione.
Si è trattato di un periodo terribile in cui le forze del male hanno cercato di prevalere, colpendo diritti umani, devastando Paesi e città e conducendo a morte cittadini inermi, colpevoli solo di essere considerati “diversi” o di avere l’ansia e il desiderio della libertà.
Sono stati perpetrati, in nome della “razza” e della potenza, delitti spaventosi, stermini organizzati scientificamente col solo scopo di annullare le persone e la loro dignità. Gli Alleati che arrivarono ai campi di concentramento e di sterminio, si trovarono di fronte ad uno spettacolo di orrore, che nessuno potrà dimenticare. Le vittime, e i loro familiari, se sopravvissuti, portano ancora sulle loro carni il peso della tortura, della fame, dell’odio, della violenza. Bisogna chiedersi come si può arrivare a tanto e se ha ragione chi pensa che si sia trattato di un’epoca in cui prevaleva il male assoluto. Non è così; la bestia umana si scatena sempre quando vengono meno il rispetto della persona e dei suoi diritti, quando al confronto ed alla convivenza si sostituisce la sopraffazione.
E dire che sui Cancelli di Auschwitz c’era scritto “Il lavoro rende liberi”. Quale orribile menzogna! Dietro quei cancelli c’erano le persecuzioni, le torture fisiche e morali, le camere a gas.
Bisogna ricordare, per tanti motivi.
Prima di tutto perché è giusto riflettere e rendersi conto dell’accaduto: i prigionieri avevano stampati dei numeri sulla carne per identificarli, ma non erano numeri, erano persone. E quando è stata stroncata la loro vita, insieme sono stati distrutti i loro ideali, i loro sogni, i loro princìpi, il loro futuro. E i familiari, che ancora soffrono un dolore insostenibile, devono sentire il nostro affetto, la nostra vicinanza nel ricordo.
Ma c’è di più. La memoria diventa un valore soprattutto quando è rielaborazione e ricerca della verità, quando cerca risposte ad interrogativi; quando, insomma, la cronaca e il ricordo diventano storia.
C’è ancora un motivo, per ricordare. Ci sono troppi silenzi in giro, troppe distrazioni, troppe indifferenze, troppa inclinazione a dimenticare; c’è il decorso del tempo, che favorisce l’oblio; ma ci sono anche molti (troppi) che cercano ancora di negare l’evidenza, di mistificare, di rivedere la storia a proprio comodo. Bisogna dunque combattere contro il silenzio, ma anche contro il revisionismo e il negazionismo.
Ricordiamo lo sterminio degli ebrei; ma quante manifestazioni di razzismo ci sono ancora oggi, nel nostro e in altri Paesi, cosiddetti civili? Quante cose orribili si leggono sul web e come si è pronti a manifestare violenza e odio contro chi è ritenuto diverso! Ricordiamo che i nazisti e i fascisti perseguitavano prima di tutto gli ebrei, considerati come razza inferiore, ma calpestavano e volevano sterminare anche i rom, gli omosessuali, in quanto “diversi” dagli ariani, ed anche coloro che erano portatori di idee politiche diverse e quelli che aiutavano i perseguitati. Tutto questo non è finito. Questo male oscuro è ancora dentro il cuore e l’anima di troppi e noi abbiamo il dovere di cancellarlo, di avviare tutti verso il bene, verso la solidarietà, la fratellanza, l’amore per il prossimo, il rispetto della dignità e dei diritti delle persone.
Infine, il ricordo serve anche a creare gli antidoti perché certi fatti non possano accadere mai più; il maggiore antidoto è sempre la memoria e la conoscenza; e dunque bisogna farlo crescere e diffonderlo, per impedire che i populismi, i razzismi, le sopraffazioni possano ancora farsi valere, con la prepotenza e con l’odio.
La storia può ripetersi; e ce lo dicono con chiarezza tutti gli studiosi della storia, anche se ci avvertono che non è detto che i fatti si ripetano sempre nello stesso modo. Bisogna dunque fare molta attenzione, non solo ricordando quanto è accaduto, ma essendo pronti a cogliere i sintomi di ogni possibile ritorno alla inciviltà. Bisogna, insomma, impegnarsi personalmente, senza delegare ad altri ciò che spetta a ciascuno di noi e senza sperare che le cose vadano a posto da sole.
Vorrei che tutti voi, oggi, nel giorno della memoria, assumeste un impegno con voi stessi, nel vostro intimo, un impegno di dedicarvi al culto della pace, della libertà, del rispetto dei diritti e della dignità umana, della guerra senza quartiere ad ogni forma di odio, di razzismo, di sopraffazione.
Se lo farete, dentro di voi e riuscirete ad essere coerenti nella vita di tutti i giorni ed anche nelle piccole cose, allora vorrà dire che per il nostro Paese, per l’intera umanità, ci sarà davvero la speranza di un futuro migliore.
Con un forte abbraccio e un sincero augurio per tutto ciò che desiderate.
* Lettera del presidente nazionale dell’Associazione Nazionale Partigiani d’Italia (Anpi), Carlo Smuraglia, agli studenti di Vasto in occasione della giornata della memoria